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La cultura vale più dell'auto. In Francia pesa il 4% del Pil

8 novembre 2013 PARIGI - L'industria culturale vale di più di quella automobilistica. Lo sostiene un nuovo studio di EY (ex Ernst&Young) commissionato dalla Saicem, la Siae francese. Per la prima volta è stato calcolato l'intero fatturato del settore, sommando tutte le varie attività, dall'arte alla musica, dal cinema al teatro, l'architettura, l'editoria e persino i videogiochi. E il risultato è sorprendente: ben 74 miliardi di euro di fatturato, il 4% della ricchezza nazionale prodotta. Contrariamente a quel che normalmente si pensa, la cultura insomma pesa nell'economia molto più di settori come le telecomunicazioni (66,2 miliardi), la chimica (68,7 miliardi) e la produzione di automobili (60,4 miliardi). Anche dal punto di vista occupazionale, è un comparto che crea non pochi posti di lavoro: 7,1 milioni di persone impiegate nel settore, il 5% della popolazione attiva. E' una galassia di attività e imprese che va dall'enternainment all'informazione, con forti disparità al suo interno. Il fatturato più alto (19,8 miliardi) è nelle cosiddette "arti visive e plastiche": dal grafismo, alla foto, all'architettura e il design. Al secondo posto (14,9 miliardi) la televisione, al terzo (10,7 miliardi) l'informazione tra giornali e newsmagazine. Poi vengono la musica (8,6 miliardi), lo spettacolo dal vivo (8,4 miliardi), i libri (5,6 miliardi), i videogiochi (5 miliardi), il cinema (4.4 miliardi) e la radio (1,6 miliardi). Il nuovo rapporto è stato presentato oggi dalla Saicem, in occasione del lancio del nuovo portale francecreative.fr: una vetrina dell'industria culturale. Secondo il presidente della Saicem, Jean-Noel Tronc, questo settore ha sofferto in passato dei diversi corporativismi: gli interessi dei lavoratori del cinema non coincidono sempre con quelli del teatro o dell'editoria. "E' arrivato il tempo di unirsi tutti insieme" dice Tronc che oggi ha consegnato il rapporto di EY al governo e al presidente François Hollande. L'obiettivo è proteggere il settore dalle nuove liberalizzazioni chieste dall'Unione europea. La Francia, in particolare, ha preteso che il comparto culturale non venga inserito nel nuovo accordo di libero scambio commerciale con gli Stati Uniti. E' una rivendicazione in nome dell'eccezione culturale. E guardando i numeri vien da pensare che non sia solo sciovinismo ma anche un logico calcolo economico. Nonostante la concorrenza internazionale, la Francia ha alcuni giganti nel settore: Universal per la musica, Hachette nell'editoria, Ubisoft nei videogiochi. Nel cinema, rimane uno dei più importanti poli per produzioni e coproduzioni. Certo, molti settori, come l'editoria, hanno risentito della crisi. Ma i francesi continuano a spendere l'8,4% del reddito e dedicano quasi 9 ore al giorno ad attività culturali.

Fonte: www.repubblica.it