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Il nuovo trend per i nomi delle band? Perdere le vocali

Trovare un nome, per una band, è sempre più difficile, anche perché quello giusto deve essere disponibile anche come dominio per un sito e sui vari social, da Twitter a Facebook a Instagram, e farsi notare nelle playlist di Spotify. Oggi, spiega la rivista Billboard, molti scelgono di eliminare le vocali proprio per ottenere questo scopo.

LNDN DRGS, MNEK, BTS, KSHMR, TTS, HXLT, JMSN, DVSN, SWMRS, RKCB sono solo alcuni esempi degli ultimi anni. Brannon Cashion, presidente dell’agenzia di consultazione Addison Whitney, ha spiegato: «Le giovani generazioni sono state elettroniche per la maggioranza dei loro anni formativi ed è così che parlano, con emoticon, vocali, parole abbreviate».

Questa moda si è diffusa nel mondo degli affari e nella cultura pop: «Sul lungo periodo è più facile che il nome rimanga unico, sul breve termine la sfida è ricordarlo e riuscire a pronunciarlo». In inglese c’è un termine per esprimere questo concetto, disemvoweling, devocalizzazione.

È stato casuale il nome trovato da Casey Barth e Riley Knapp, che hanno formato gli RKCB nel 2014: «Dopo aver scritto la nostra prima canzone, ho battezzato la sessione sul mio computer con le nostre iniziali», ha spiegato Barth. Altri tentativi includono proprio l’eliminazione delle vocali da una parola, come la band canadese JPNSGRLS, o mettono insieme lettere casuali come per la band SHXCXCHCXSH che ha appena pubblicato l’album SsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSsSs.

Ormai, continua Billboard, è difficile trovare un nome originale: «Ormai sono tutti su Soundcloud e ci sono molti artisti con nomi simili, a volte anche tre o quattro», continua Knapp. È comunque, spiega Knapp, una fase che passerà, dovuta al «mondo visuale in cui viviamo oggi». Nicole Blonder, di Mute America Project, aggiunge però un consiglio: «Causare confusione sul nome della band non è una buona idea. È meglio cercare la semplicità».

Idea Grafica di Giorgio Papallo.