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Video e app: il concerto diventa social

30 giugno 2013 - C'è chi, come il cantante degli Iron Maiden Bruce Dickinson (foto), si arrabbia e insulta gli spettatori che non smettono di inviare sms. Ian Brown degli Stone Roses invece, tornato sul palco dopo una lunga assenza e trovandosi davanti centinaia di telefonini, ha solo suggerito: "Se li mettete via potreste essere in grado di vivere il momento". Gli Yeah Yeah Yeahs al contrario puntano sulla prevenzione, come riporta TheNextWeb, e spesso affiggono un cartello dove si legge: "Per favore, non guardate lo show attraverso uno smartphone".

È un paradosso non privo di ironia: il pubblico ormai ha sempre in tasca uno smartphone per essere in contatto con il resto del mondo. Poi però lo usa per riprende una performance live che finisce col vedere attraverso uno schermo da pochi pollici. Perché? In primo luogo per poter dire "io c'ero", fruttando il megafono di Youtube, Vimeo, Facebook, Twitter e Google+.

Ma c'è un'altra ragione, molto più elementa-re: si registra tutto semplicemente perché è possibile. Perché abbiamo dispositivi come l'iPhone 5 o l'Htc One, che su foto e video sono avanzati. O ancora quelli di ultimissima generazione, fra poco nei negozi, come il Nokia Lumia 925, il Samsung Galaxy S4 Zoom, il Sony Experia Z Ultra, tablet sottilissimo, tascabile, camera da 8 megapixel e schermo da 6.4 pollici straordi-nario per i video.

Senza dimenticare i software per la registrazione con i quali si realizzano video di qualità tanto alta che il confine tra il "testimoniare" la propria presenza e violare i diritti d'autore è ormai diventata labile. "Registrare un concerto e pubblicarlo su Youtube è illegale, ma non mancano i casi in cui è lo stesso artista, proprietario dei diritti, a individuare e rilanciare i contenuti generati dagli utenti", spiega Enzo Mazza, presidente della Federazione Italiana Industria Musicale (Fimi), a conferma di quanto sia complesso e articolato lo scenario.

Come se non bastasse, le cose si complicano ulteriormentegrazie ad app come Vyclone: creata da Joe Sumner  -  il figlio di Sting  -  consente di produrre video di un evento utilizzando le riprese di diversi smartphone, individuati grazie alla geolocalizzazione, in un unico montaggio. Un prodotto che, salvo tremori e qualche problema di messa a fuoco, ha caratteristiche semiprofessionali.

Quanto basata da mettere in allarme di-versi studi legali. Forse però esiste una soluzione per convincere i fan a rimettere in tasca lo smartphone: è nata da poco Lively, app grazie alla quale si può scaricare l'audio registrato direttamente dal mixer subito dopo la fine del concerto (per 4,99 dollari), oppure il video dell'evento già a partire dal giorno dopo (9,99 dollari).

Chi i live li fa, può invece usare l'Audio Manager di Lively abbinato a uno strumento come il Duet 2 della Apogee, che collegato a un Mac equivale a uno studio di registrazione. E creare così in un attimo contenuti da pubblicare tramite la app. È una forma per guadagnare ulteriormente dall'esibizione, visto che il 70 per cento degli introiti vanno all'artista e il resto alla Lively.

Poi c'è Soundhalo, utilizzata anche dagli Alt-J, che permette di acquistare il video in formato mp4 di ogni singola canzone subito dopo la sua esecuzione live. Un'idea interessante, ammesso che i fan accettino di pagare per qualcosa che (più o meno) sono già in grado di farsi da soli e gratuitamente.

Fonte: www.repubblica.it

Idea Grafica di Giorgio Papallo.