VASCO: «SONO UN DURO E FACCIO ROCK SPIETATO »
- Scritto da Renato Tortarolo
- Pubblicato in Attualità
«IO SEGUO l’onda della miamusica. E questavolta è un’onda spietata». Ti guarda indecifrabile, anche se non riesce a dimenticare mai tutte le volte che ti ha incontrato, prima o dopo un concerto. Emagari non ti perdona quando non eri in sintonia con lui, perché Vascèsupianeta, molto distante, tu irrimediabilmente su un altro.
«Non sono sicuro di ricordare bene quando ho scritto certe canzoni» dice, t-shirt nera, pantaloni scuri come la tempesta «a dire il vero, a volte non so nemmeno bene dove mi trovo». Non credetegli. Se c’è uno che sa perfettamente il punto geografico delle proprie emozioni è proprio lui. E la sua anarchia viscerale non va confusa con un profondo rispetto per la democrazia: «Peccato solo che questo Paese rischi di andare fuori strada».
Dunque ci siamo. Questa sera all’Olimpico, debutta “Vascolo Live Kom.014”, odissea in sette show, a Roma e Milano, praticamente esauriti (sono disponibili tremila biglietti per i concerti di Roma di stasera, domani e del 30 giugno): «Volevo chiamarla semplicemente Vasco 014, poi mi sono ricordato che Benetton aveva fatto una cosa piùo meno simile e ho lasciato perdere».
Non gliene importa nulla della moda, ma sa benissimo dico sa è fatto l’universo popolareitaliano. Il suo manager storico, FlorianoFini, ha una profonda conoscenza di filosofia:
devono aver parlato a lungo, perché in Vasco tutto è filosofia pura. Di base, mascherata di rock. Che, come tutto il pensiero, può essere appunto «spietato. E lo sarò perché la svolta di questo tour passa per un sound secco, pulito. Un’onda, dicevo, che si è tirata via anche il sottoscritto».
Non mente, affatto. Questo concerto è il piùdrammatico di una carriera che è una linea spezzata più volte: l’incomprensione dei borghesi e il fanatismo dei seguaci, la droga e gli stadi gonfi di tripudio e adorazione, la malattia recente e l’ubriacatura del web. E non c’è mai stata una volta in cui si sia sentito allineato con il pensiero degli altri: “Io sono qui e vivo come pare a me” canta in “Vivere non è facile”. Anche qui, mentre la svolta ha i tamburi dell’heavy metal, genere noiosissimo se non c’è un po’ di follia autentica, Vasco sembra più lontano che mai: fiamme,Vrovesciate, luci a valanga e troppi assoli di chitarra non lo scalfiscono, anche se la camminata ciondolante c’è come quel poggiare il gomito all’asta del microfono e inclinare il corpo in modo confidenziale con il pubblico. Vasco è massiccio, prima di tutto per quello ch edice. Poic’è il look, certo: «Ho rasato completamente i capelli, perché sono un duro che dura» butta
lì, compiaciuto «perché si capisca subito che non scherzo più, almeno sul palco. Già, sul palco, nella vita è un’altra cosa…».
Ecco, qui non dice la verità. Non tutta. Se non ci fosse il palco, Vasco non potrebbe sviluppare l’istinto alla tragedia che fa, ad esempio, “Dannate nuvole” uno dei punti chiave più alti per capire dove vada a parare. È nello show, e ci sta bene: “Quando mi viene in mente che non esiste niente, solo del fumo, niente di vero, niente dura, niente dura. E questo lo sai, però tunonti arrenderai…”.
Sì, la vocazione di Vasco non è quella del capo popolo, nemmeno del libero pensatore, ci arriviamo solo adesso, ma dell’attore che, a suo modo, accende l’indignazione. Ha fatto bene, quindi, e lo si vede nella pioggia heavy metal della prima parte dello show, a togliersi dall’impiccio di un seguito sul web che gli toglieva l’immediatezza della scena.
«Quando negli anni Ottanta facevamo “La strega”, era il punto di vista di ragazzi che venivano dalla via Emilia» spiega, rallentando ancora di più un tono che è sempre piano, «oggi è tutto più compiuto, risolto.
Non è un caso che io parta con “Gli spari sopra”: c’è un’idea di fondo molto chiara, tutto dev’essere aggressivo e pesante. Solo che a quel punto devi anche essere capace di andare
avanti, sino al finale di “Liberi liberi”, che manda via tutti contenti».
Vuol dire una cosa molto semplice: non è un momento semplice, ma io so dove portarvi, non chiedetemi formule, ma aspettatevi una sana scossa.
«Io direiunavera svolta» sorride, mentre indossa il giubbotto oro metallizzato e le sneakers «comunque voglio che sia chiaro: non ho proprio voglia di scherzare…». C’è un momento, quando Vasco riprende certe canzoni, da “Come stai” a “Siamo soli” e “Senza parole”, in cui la musica ha un senso ma il personaggio è molto più forte. A 62anni, senza vezzi anglofon, è ancora
convinto che sia meglio essere “contro” piuttosto che consociativi. E che se ti metti di traverso,magari ti travolgono ma ti sentirai sempre meglio di chi ha detto sempre e solo sì.
fonte: Il Secolo XIX