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Live Nation, aumentano del 23 per cento le vendite nell'ultimo anno

Live Nation ha annunciato nel suo rapporto trimestrale incassi annuali per una cifra record di 3.21 miliardi di dollari, con un aumento del 23 per cento sull’anno precedente e 190.8 milioni per l’ultimo trimestre.

La compagnia ha venduto 28 milioni di biglietti per eventi organizzati autonomamente e un totale di 42.5 milioni in totale. È invece diminuito il numero degli eventi internazionali.

Sono nel frattempo aumentate del 44 per cento le installazioni dell’applicazione di Ticketmaster, che ha dato il maggior contributo alle vendite di Live Nation.

Elezioni americane, le star della musica si schierano con Hillary Clinton

Nel giorno delle elezioni americane, sono molti i pareri che sperano che il voto non si riveli a favore di Donald Trump. È il caso di tanti nomi della musica, che si sono schierati a favore di Hillary Clinton come Jay Z e la moglie Beyoncé. La coppia ha partecipato a un evento a Cleveland insieme al candidato democratico per mobilitare gli elettori più giovani.

Al concerto ha partecipato anche Chance the Rapper, mentre Lady Gaga ha parlato a un incontro a Raleigh, in North Carolina, spingendo però a non «odiare» i sostenitori di Trump.

Anche Madonna ha fatto la sua parte, interpretando Imagine di John Lennon durante un’esibizione a New York. A fianco di Trump si sono schierati invece Mike Tyson e l’attore Jon Voight, ma sono più numerose le star che gli hanno chiesto di smettere di usare la loro musica per propaganda, come i Rolling Stones, Adele, i Queen, i REM ed Elton John. Anche la famiglia di Pavarotti ha espresso lo stesso concetto.

Bruce Springsteen si è invece esibito per i sostenitori di Hillary Clinton a Philadelphia, parlando anche di Trump: «È un uomo la cui visione è limitata a se stesso, che non ha il senso della decenza e che quindi metterebbe i suoi interessi e il suo ego prima di quelli della democrazia americana».

Una vittoria repubblicana sarebbe anche un «disastro» secondo Guillermo Parra Riveros, direttore degli eventi internazionali di Ocesa, il più grande promoter messicano. I vicini di casa degli Stati Uniti potrebbero essere infatti i più colpiti, anche a livello economico, in particolare per il settore della musica live. Una vittoria repubblicana, fra l’altro, porterebbe, secondo gli analisti, a un crollo del peso sul dollaro.

Pagare gli artisti in tour, quindi, diventerebbe sempre più caro. Anche Dan Steinberg dell’americana Emporium Presents ha spiegato di essere preoccupato per l’andamento del dollaro, che durante la presidenza Bush era molto più basso. Trump, comunque, secondo Steinberg «non avrebbe così tanto potere. Tutto quello che vuole fare dal punto di vista legale o finanziario dovrebbe essere approvato dal Congresso».

Un’elezione di Trump potrebbe portare anche a perdite fino a 34.6 miliardi di sterline per le PMI britanniche.

 

Repubblica.it: Bagarinaggio online per i concerti di Springsteen e Coldplay: Milano apre l'inchiesta

Migliaia di acquisti in pochi secondi. Trentamila biglietti per il concerto di Bruce Springsteen che nel primo giorno di vendita online, si volatilizzano in un istante. Con il forte sospetto che dietro ci sia un business milionario. Su questa ipotesi, il pm Adriano Scudieri ha aperto un'inchiesta - al momento contro ignoti - in cui ipotizza i reati di "sostituzione di persona" e "truffa informatica".

Il fascicolo è stato aperto dopo che, dalle pagine di Repubblica, Claudio Trotta, promoter della Barley Arts, il 10 febbraio scorso lanciava pesanti sospetti sul modo in cui erano stati acquistati i biglietti per il concerto del Boss a San Siro. "C'è un giro dietro a questi acquisti di massa che va smascherato", aveva denunciato anticipando un esposto dettagliato in Procura e ricordando come, a inizio febbraio, i tagliandi per il concerto del 3 luglio scorso siano stati venduti in un istante, alle tariffe ufficiali (97,50 euro prezzo medio in prevendita). Nel giro di poche ore, su diversi siti apparivano offerte fino a 670 euro per un singolo biglietto. Con questi dati, i guadagni non dichiarati per 30mila biglietti, sono presto fatti.

Il concerto del Boss

Bagarinaggio online? È proprio questo il sospetto che Scudieri sta seguendo, suffragato da un primo rapporto firmato dal Nucleo di polizia tributaria e consegnato nei giorni scorsi in procura. Grazie ai primi riscontri investigativi, si sono ipotizzati i due primi reati. Le fiamme gialle hanno acquisito i dati dei siti a cui la Barley Arts si era affidata per la distribuzione dei biglietti del concerto di Springsteen, risalendo a ritroso a coloro che hanno fornito i dati anagrafici e bancari per l'acquisto. Un lavoro informatico interminabile.

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Il tetto massimo d'acquisto consente di comprare quattro tagliandi a persona. Dai primi riscontri, però, il regolamento sarebbe stato facilmente aggirato, consentendo acquisti di massa per poche persone. Da quanto sta emergendo, l'ipotesi è che siano stati usati profili inesistenti o dati di persone reali, con tanto di estremi bancari, per ottenere il via libera a un acquisto che il cervellone dei siti delle biglietterie online non è riuscito a smascherare. Non più bagarinaggio fuori dagli stadi, come succedeva una volta, ma meccanismi informatici sofisticati, per aggirare divieti, e portarsi a casa molti soldi. Il giro è sicuramente milionario. L'inchiesta vuole anche accertare se dietro a queste vere e proprie truffe, ci siano iniziative singole, o invece un'organizzazione ben strutturata.

L'indagine, infatti, non riguarda solo l'esibizione italiane di Springsteen. Al setaccio vengono passati anche i metodi di vendita del concerto dei Coldplay e di un'altra decina di gruppi che si sono esibiti nei mesi scorsi. Quella di Milano è la prima inchiesta a scandagliare

 

 il mondo dei biglietti in vendita in rete. L'Authority per la concorrenza e il mercato, proprio un mese fa, ha invece avviato un'istruttoria per verificare se siano state violate le "regole del consumo". L'eventuale illecito, in questo caso, verrebbe punito con pesanti sanzioni amministrative. L'Authority ha inviato il Nucleo speciale antitrust nella sede di Ticketone e di un'altra società per verificare le procedure seguite e i controlli effettua.

Sole 24 ore: Emendamento contro il secondary ticketing respinto alla Camera: parte un ricorso

Il primo colpo non è andato a segno. La proposta per un intervento legislativo contro il secondary ticketing, presentata dall’onorevole del Pd Massimo Fiorio (nella foto) sotto forma di emendamento al Decreto fiscale è stata bocciata per inammissibilità dalle commissioni Finanze e Bilancio della Camera dei deputati, riunite in seduta congiunta.

La materia deve essere apparsa troppo distante dai tremi del provvedimento su cui sta lavorando il Governo Renzi in questa fase (vedi alla voce abolizione di Equitalia). Il deputato torinese, grande appassionato di musica, tuttavia non si è perso d’animo e poche ore fa, a quanto risulta a «Money, it’s a gas!», ha presentato ricorso.

Qualora anche questa volta l’obiettivo non dovesse essere centrato, si punterà alla Legge di stabilità che, probabilmente, come impianto generale risponderebbe meglio alle finalità del provvedimento contro le agenzie online che rivendono i biglietti dei concerti a prezzo maggiorato a poche ore dal sold out. Un tema che, nelle ultime settimane, si è rivelato caro agli artisti (da Ligabue a Jovanotti passando per Vasco Rossi), ad Assomusica, l’associazione dei promoter, oltre che alla Siae che non ha esitato a parlare di bagarinaggio.

Senza contare l’inchiesta aperta dall’Antitrust.

Anche Londra ha un sindaco della notte

Anche Londra ha il suo sindaco della notte. Amy Lamé è la nuova responsabile della vita notturna della città, in un momento in cui i piccoli locali hanno bisogno di aiuto per restare a galla. Lamé è americana di nascita, scrittrice, attivista per i diritti dei gay e soprattutto personalità televisiva. Londra segue così la scia di Berlino, Amsterdam e San Francisco.

Era stato il nuovo sindaco di Londra Sadiq Khan a promettere la nuova figura. Lamé è stata scelta per la sua conoscenze dell’economia notturna. Il suo ruolo inizierà con colloqui con uomini d’affari, lavoratori notturni, residenti e membri del pubblico per capire la situazione dell’economia notturna.

La scelta è stata apprezzata dalle associazioni di categoria, ma resta da vedere quale sarà la sua influenza sulle autorità cittadine.

 

Le tariffe sui visti per i musicisti in tour negli US aumentano del 42 per cento

Brutta notizia per i musicisti che si dovranno esibire negli Stati Uniti. Il 23 dicembre, infatti, le tariffe per ottenere i visti aumenteranno del 42 per cento. Il visto che li riguarda è infatti l’I-129 per lavoratori non immigranti, e salirà da 325 a 460 dollari.

L’aumento della tariffa è stato deciso per la prima volta dal 2010. Le due associazioni nordamericane, la American Federation of Musicians e la Canadian Federation of Musicians, si sono opposte: «Sappiamo che il processo per i visti degli artisti canadesi può essere più semplice rispetto ad altri artisti ma un aumento del genere nelle tariffe aggiunge un peso fiscale aggiuntivo e inaccettabile sui nostri membri». 

Justin Bieber trionfa agli Mtv Awards europei, premi in viola pensando a Prince

Premi viola in onore di Prince, morto lo scorso aprile: agli Mtv Europe Music Awards, che sono stati consegnati a Rotterdam, c’è stato spazio anche per ricordare i grandi nomi della musica scomparsi nel 2016. Fra i vincitori, invece, il più gettonato è stato Justin Bieber, con tre premi fra cui il Maggior numero di fan e Miglior canzone, con Sorry. Lady Gaga è stata invece premiata come Miglior donna dello spettacolo e Miglior look.

I Coldplay hanno ottenuto il riconoscimento per il Miglior Rock, Drake per l’hip hop. Fra i grandi delusi della serata Beyoncé, che non ha portato a casa nessuna statuetta a dispetto delle cinque nomination.

Si sono esibiti, fra gli altri, Bruno Mars e i Green Day, che hanno cantato American Idiot proprio a pochi giorni dalle elezioni americane. Dalla protesta contro l’amministrazione Bush, la canzone è ora passata a inno anti-Trump. La band ha ottenuto un riconoscimento alla carriera.

Sole 24 ore: Ivano Fossati, Ma è la musica che gira intorno

E' appropriato, forse sintomatico, che una cronologia appassionata, una storia dei giorni, veda la luce nel momento perfetto di un cambiamento irreversibile. In fondo un libro “sul tempo” si scrive quando un periodo non c’è più, quando un’epoca finisce e ne comincia un’altra, quando si pensa di avere archiviato e compreso il passato sapendo di capire poco del presente. Del futuro poi nemmeno a parlarne. È quello che succede alla musica che amiamo, e anche a noi stessi.

Il momento perfetto per raccontare forse è proprio questo, perché nell’evoluzione della musica e del gusto popolare il tempo c’entra eccome, insieme alla storia. Ecco perché la musica pop è così maledettamente importante, tanto da piegare o assorbire il pensiero dei filosofi e degli storici. Ecco perché consideriamo formativo, istruttivo, interessante e in certi casi divertente, ripercorrere i giorni di Bill Haley, quelli di Etta James, le vicende di un solo momento che hanno ispirato Jaques Brel o gli U2, e immalinconirci per quell’alba lontana che ci ha strappato il talento di Fred Buscaglione.

Dico spesso che ogni essere umano appartiene al proprio tempo, e nessuno, con buona pace delle palestre, dei centri benessere e delle creme anti-age, può fare finta di essere nato ieri. Da ragazzo ho amato svisceratamente i Beach Boys, gli Stones, i Beatles, Ray Charles e Jimi Hendrix; oggi mi piacciono i Kasabian, i Temples, e certe ringhiose band appena nate, ma questo non mi sposta nel futuro, forse solo in un passato appena più recente e meno cavernoso. Credo che tenere d’occhio l’evoluzione delle cose aiuti, e molto.

Passare in rassegna la musica e i suoi personaggi, nel momento in cui è tanto facile inseguire notizie e informazioni alla velocità della rete, può sembrare un esercizio superfluo, ma la rete non contiene tutto, è bene saperlo e ricordarlo sempre. La quantità di musica, di persone e avvenimenti che ora dopo ora, vanno perduti nel vuoto dell’indifferenza è incalcolabile; la rete di per sé avrebbe i mezzi per contenere di più ma i nostri interessi e la nostra curiosità (sebbene appaiano smisurati) sono assai limitati e omologati.

Sembra ormai un dato di fatto che web e sistema digitale abbiano affondato la vecchia industria discografica (che così superata in fondo non era) senza suggerire per la musica un’alternativa industriale concreta, non a vantaggio dei soliti padroni della rete e delle tecnologie. Eppure tutta questa facilità di guardarci attorno nel mondo è un altrettanto formidabile cambiamento: quelli della mia età, e anche molti dei più giovani, sono cresciuti pensando che esistessero soltanto la musica inglese e quella americana (retaggio comprensibile degli esiti della guerra e del dopoguerra). Facevano eccezione solo pochi chansonnier francesi, molta musica da ballo latinoamericana col gonnellino di paglia, e il miracolo della bossanova, che i brasiliani riuscirono chissà come a imporre nel mondo alla faccia di tutti.

Chi poteva immaginare che nel 1965 in Turchia si formassero e sciogliessero centinaia di gruppi beat, proprio come qui in Italia. E molti di più (fra pesanti difficoltà) in Russia, in Armenia e in altri Paesi, sparsi fra il vicino oriente e il mediterraneo. Chi sapeva qualcosa di quelle terre mentre in Italia imperversavano Help e Satisfaction? Mondi allora troppo lontani, forse appena immaginati. Noi appartenevamo all’emisfero dei Beatles, di John Kennedy, delle minigonne e della Fiat 500. La storia, quella maiuscola, aveva benevolmente deciso così. La ex Jugoslavia era qui a un passo, ma la sua musica non ci ha raggiunti che nei primi anni Novanta, quando un poco della nostra curiosità, con l’arrivo della world music, si è svegliata dal torpore di decenni e abbiamo compreso di essere immersi in un oceano di culture differenti.

La musica popolare ci ha segnato, e ci segna oggi più che mai, con suoni e parole diversi, in continua evoluzione. Perché se internet una ragione ce l’ha è quella di determinare un cambiamento continuo, di giorno e di notte, di ora in ora, mettendo a nudo il fondamento della musica e delle canzoni (che è quello di non necessitare di solidità, ma di una continua trasfigurazione, basata sul tempo e sull’intuizione). Il tempo si muove: fra l’accento musicale in battere e quello in levare il più delle volte passa solo una frazione di secondo, ma in quel fragile dondolìo è contenuta l’essenza del rock e della musica pop degli ultimi sessant’anni. Non lo dico io, sono parole di Keith Richards, e personalmente a quel vecchiaccio ci credo.

Per concludere: qualcuno fa coincidere l’inizio della più grande rivoluzione musicale che si ricordi con la comparsa delle prime incisioni dei Beatles, altri con il suono della Stratocaster di Hank Marvin insieme agli Shadows, altri ancora risalgono fino a Gene Vincent e Elvis Presley. Poco importa ormai come sia cominciata la rivolta (e il blues allora? Il jazz e le canzoni degli anni quaranta?) e come sia arrivata sempre più vicina a noi (il Prog degli anni Settanta, il pop plastificato degli Ottanta, i talent show di oggi) quello che conta è che non finisce mai. Le schegge di quell’immane deflagrazione creativa ci colpiscono ancora, perché, ci piaccia o no, sono buona parte della musica di oggi.

Quello che rende interessante (e importante) questa lunga catena di nomi, di date e di fatti, è che giorno dopo giorno, attimo dopo attimo, porta la storia della musica che amiamo fino alla soglia di casa nostra. Dove, sono sicuro, si fermerà solo un momento, perché mentre leggete queste mie parole i ritmi stanno già cambiando.

 

Brexit, le industrie creative reggono ma chiedono risposte al governo

La Gran Bretagna sta affrontando il contraccolpo della decisione di uscire dall’Unione Europea ma il 2016 si sta chiudendo in crescita, con un più 0.5 per cento dovuto in gran parte al settore dei servizi, fra cui le industrie creative che, nel campo più ampio di trasporti e comunicazione ha raggiunto una crescita del 2.2 per cento.

Al momento è stato organizzato un gruppo di lavoro per la Brexit sotto l’ombrello di UK Music, con rappresentanti da tutta l’industria, che ha pubblicato il rapporto Industrial Strategy for the Creative Industries 2016. Fra le indicazioni c’è la richiesta di permessi a breve termine per i musicisti in tour.

Potrebbe cambiare relativamente poco anche la questione delle royalty che dovrebbe continuare a ricadere sotto la Convenzione di Roma per la protezione degli artisti e dei produttori.

La preoccupazione riguarda soprattutto le questioni burocratiche, per esempio riguardanti i visti. Il giornalista Eamonn Forde ha spiegato: «Agenti e manager a cui ho parlato mi hanno detto off the record di avere grosse incertezze su quello che accadrà ai gruppi britannici dopo la Brexit. Cercano di dimostrarsi coraggiosi ma temono il peggio, cioè che diminuiscano le opportunità e crescano i costi, rendendo i tour non sostenibili».

Anche la Creative Industries Federation ha pubblicato un Brexit Report dove si chiede al governo di pensare a una strategia con nuovi accordi commerciali internazionali, e di mantenere la libertà di movimento con i 27 Stati dell’Unione Europea.

Un documentario per gli Eagles of Death Metal sul Bataclan

 

Gli Eagles of Death Metal affronteranno in un documentario la tragedia del Bataclan, dove si stavano esibendo lo scorso 13 novembre quando sono avvenuti gli attacchi terroristici di Parigi.

Sarà Colin Hanks a dirigere il filmato, che uscirà il prossimo febbraio e sarà prodotto da Live Nation Productions e Company Name. Sarà anche presentato il ritorno della band sul palco del Bataclan. Nel frattempo, il locale riaprirà i battenti a metà novembre con Pete Doherty sul palco.

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