Brexit, le industrie creative reggono ma chiedono risposte al governo
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La Gran Bretagna sta affrontando il contraccolpo della decisione di uscire dall’Unione Europea ma il 2016 si sta chiudendo in crescita, con un più 0.5 per cento dovuto in gran parte al settore dei servizi, fra cui le industrie creative che, nel campo più ampio di trasporti e comunicazione ha raggiunto una crescita del 2.2 per cento.
Al momento è stato organizzato un gruppo di lavoro per la Brexit sotto l’ombrello di UK Music, con rappresentanti da tutta l’industria, che ha pubblicato il rapporto Industrial Strategy for the Creative Industries 2016. Fra le indicazioni c’è la richiesta di permessi a breve termine per i musicisti in tour.
Potrebbe cambiare relativamente poco anche la questione delle royalty che dovrebbe continuare a ricadere sotto la Convenzione di Roma per la protezione degli artisti e dei produttori.
La preoccupazione riguarda soprattutto le questioni burocratiche, per esempio riguardanti i visti. Il giornalista Eamonn Forde ha spiegato: «Agenti e manager a cui ho parlato mi hanno detto off the record di avere grosse incertezze su quello che accadrà ai gruppi britannici dopo la Brexit. Cercano di dimostrarsi coraggiosi ma temono il peggio, cioè che diminuiscano le opportunità e crescano i costi, rendendo i tour non sostenibili».
Anche la Creative Industries Federation ha pubblicato un Brexit Report dove si chiede al governo di pensare a una strategia con nuovi accordi commerciali internazionali, e di mantenere la libertà di movimento con i 27 Stati dell’Unione Europea.