facebook   Ita FlagUK flags
A+ A A-

Fisco leggero per cultura e ricerca

22 novembre 2013 - STATI GENERALI L'annuncio del premier: la prossima settimana il credito d'imposta nel collegato Sviluppo.
Letta: via libera ai privati per la Scala e meno vincoli per i teatri, ogni anno una capitale italiana della cultura - Squinzi: bisogna puntare sull'innovazione

Una «dotazione finanziaria significativa» per il credito d'imposta per chi investe in ricerca e cultura nel collegato Sviluppo alla legge di stabilità. È l'impegno di Enrico Letta davanti a imprenditori e intellettuali nel suo intervento alla seconda edizione degli Stati generali della cultura, promossi dal Sole 24 Ore in collaborazione con la Fondazione Roma. Letta ha annunciato: «Risolveremo il rapporto pubblico-privato alla Scala». Per il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi fondamentale puntare su cultura e innovazione per crescere: «Dalla spending review i fondi per i giacimenti artistici e paesaggistici».

 

Letta: ogni anno una capitale della cultura

MILANO. Dal nostro inviato
L'appuntamento è fissato per «la prossima settimana» con il varo in Consiglio dei ministri del collegato sviluppo alla legge di stabilità. Enrico Letta garantisce una «dotazione finanziaria significativa» per il credito d'imposta destinato a chi investe in ricerca. L'impegno del premier arriva in occasione del suo intervento alla seconda edizione degli Stati Generali della Cultura, promossa dal Sole 24 Ore in collaborazione con la Fondazione Roma. Lo scorso anno ospite d'onore fu Giorgio Napolitano. Il Capo dello Stato allora si accomiatò con un monito: «La cultura è una scelta da fare». Letta oggi quell'imperativo lo ha raccolto. Il premier utilizza gli Stati Generali per lanciare «la capitale italiana della cultura».
Un'iniziativa che verrà attuata «con il primo provvedimento urgente», ovvero per decreto legge». L'obiettivo – per il quale ha chiesto il contributo del Sole 24 ore – è completare la selezione già per il 27 maggio prossimo, «una giornata simbolo della ricostruzione e del rilancio della cultura» poiché è l'anniversario della strage mafiosa di via dei Georgofili a Firenze. Letta è convinto che l'appeal della competizione – già emersa in occasione della selezione per la capitale europea della cultura – sia un volano per stimolare anche l'impegno dei privati.
Ma altrettanto tempestiva – stavolta con un emendamento alla legge di stabilità – sarà anche la correzione del decreto "valore cultura", che aveva fortemente penalizzato La Scala, così come sarà rivista – ha garantito il premier – anche la norma che ha intrappolato i teatri virtuosi, a partire dal Piccolo di Milano, in vincoli burocratici che rischiano di allontanare ancora di più i privati.
Il presidente del Consiglio parla in videoconferenza da Palazzo Chigi. Ha alle spalle una giornata che definisce «complessa». Ma nonostante lo stallo sull'Imu in Cdm e l'Eurogruppo di oggi a Bruxelles, che vedrà il ministro dell'Economia Fabrizio Saccomanni costretto a "battagliare" per ottenere un po' di flessibilità a favore degli investimenti produttivi, Letta ostenta tranquillità e critica aspramente quello che con un neologismo definisce il vizio italico del «benaltrismo». Il premier rivendica il suo approccio pragmatico. Conferma che i tagli o meglio i risparmi prodotti dalla spending review saranno per metà finalizzati «alla riduzione del costo del lavoro» e per il resto ripartiti tra sostegno a cultura/ricerca e alla riduzione debito/deficit.
Lo stesso pragmatismo che gli consente di definire «un errore tenere La Scala insieme alle altre fondazioni lirico-sinfoniche». Letta ha annunciato un emendamento ad hoc alla legge di stabilità per consentire la piena partecipazione dei privati, a partire dalla composizione del Cda e dall'eliminazione del tetto per gli investimenti che il decreto "valore cultura" fissa rigidamente a un max del 5% quando La Scala già oggi vanta apporti anche dell'8%.
Un approccio che ha dato i suoi frutti anche sull'Expo. «Al di là delle differenze tra me, Maroni e Pisapia lavoriamo tutti per lo stesso obiettivo», ha sottolineato il premier che ritiene l'appuntamento del 2015 fondamentale «per tutta l'Italia» e in particolare per tutto ciò che è il made in Italy, a partire dal patrimonio culturale. Di qui la disponibilità ad accogliere la proposta del presidente del gruppo Sole-24 Ore, Benito Benedini, di portare a Milano in occasione dell'Expo alcuni pezzi pregiati sparsi nel Paese, come ad esempio i Bronzi di Riace.


GLI INDICATORI CULTURALI DEL PAESE
Secondo il Country Brand Index pubblicato annualmente da FutureBrand (2013), il brand Italia, ovvero la nostra capacità di ragionamento strategico nel campo della produzione culturale e creativa, è calato di 5 punti. Il nostro Paese scivola quindi dal 10° al 15° posto nella classifica internazionale.
5,80% Quota del Pil dell'industria culturale e creativa. È 5,80 la quota del Pil dell'industria culturale e creativa. In crescita rispetto a quella del 2011 (5,4%)
15,30 % Quota del Pil dell'industria culturale estesa Dal 2011 la quota del Pil dell'industria culturale estesa è salita di 0,30% (dal 15 al 15,30%)
10,10 % Export delle industrie culturali e creative Il dato è uguale al 2011. Il settore è molto più orientato all'export della media dell'economia italiana