La disfida del San Paolo, De Laurentiis contro lo show di Vasco
- Written by Renato Tortarolo
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I CONCERTI negli stadi hanno sempre fattovedere i sorci verdi a tifosi e società di calcio. Un bel campo verde può essere calpestato dai fans della musica?
Certo che no, infatti ormai da vent’anni si provvede a garantirne la protezione, senona rifarlo da zero. Succede però che mentre San SiroaMilano o l’Olimpico a Roma abbiano un mantopiùmoderno,ilSanPaolo di Napoli sia rimasto un po’ indietro.Capitaanchecheilcomunepremaperriportarerock e pop, visto che altrove, e non da questa stagione, l’affluenza sia aumentata. E qui le cose si complicano. Nell’imminenza del ritorno di Vasco Rossia Fuorigrotta, venerdì prossimo, e del debutto nello stesso spazio di Jovanotti il26luglio, il Calcio Napoli, ovvero il suo turbinoso presidente Aurelio De Laurentiis, abbiano puntato i piedi: l’erba sirovina,fermateilmontaggio del palco. Il Comune ha risposto picche,omeglio si arriverà
al compromesso di rasare il verde e riprendere quello che è stato fermato. Roberto De Luca, presidente
di Live Nation Italia, è lapidario: «Non mi risulta che ci siano problemi per il concerto di venerdì ». Anche perché la bega del manto erboso è strumentale al rinnovo della convenzione fra comune e Calcio Napoli. Se ne parla da mesi, esattamente come del nuovo stadio che De Laurentiis vorrebbe fare, minacciando a fasi alterne di costruirlo in una città limitrofa. I portavoce del sindaco sono stati piuttosto chiari: «Il comune, e quindi la città con i suoi abitanti, è proprietario dell'impianto di Fuorigrotta e
lo sono quindi anche tutti coloro che non amano in modo particolare mil calcio e attendono da anni un concerto come quello di Vasco o Jovanotti…». Il punto, però,èunaltro e lo chiariva poche settimane fa proprio De Luca al Secolo XIX: «L’aggregazionesocialeinunconcertooggi è più alta di vent’anni fa, si vendono molti più biglietti. E non c’è da temere nemmeno il gap generazionale fra artisti maturi e giovani». Per cui il San Paolo dovrà proteggere il suo campo, senza andare contro la Storia.
Fonte: Il Secolo XIX