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Ora stupite con la cultura si mangia

 
Ora stupite: con la cultura si mangia • HSwg e La Sapienza hanno condotto una ricerca sui motivi che spingono gli italiani a «consumare» momenti culturali.  Li illustra il sociologo Enzo Risso in esclusiva su l'Unità. Dai film Garrone, Moretti e Sorrentino passati per Cannes agli shows di Caparezza ora in tour, dai racconti di Stephen King attesi per novembre alle mostre, conta soltanto quanti biglietti staccano, quante copie vendono i libri? Schiacciati da un culto-tritasassi per il dio-mercato, una ricerca dell'Swg con La Sapienza di Roma sposta l'obiettivo e regala sorprese. Come il farci sapere che il 48% degli italiani vorrebbe visitare più musei; che, in barba ai leghismi, il 56% vorrebbe conoscere più luoghi e altre culture e viaggiare; che il 40% vorrebbe più musica dal vivo. L'istituto di ricerca con il suo direttore scientifico e docente di sociologia a Macerata Enzo Risso ha condotto questa innovativa analisi sui consumi culturali con il Centro interdipartimentale di ricerca e servizi Digilab dell'università romana diretto dal professore Fabio Grasso, insieme a docenti tra i quali Alberto Marinelli in primo luogo, che insegna Teoria e tecniche della comunicazione e dei nuovi media; Romana Andò, ricercatore di Teoria e analisi delle audience, Giovanni Ragone, docente di Storia dell'arte e spettacolo. Ci pare non esista qualcosa di analogo in Italia. I dati sono stati raccolti a fine 2014 su un campione di un migliaio di persone rappresentativo della popolazione per strati sociali, età, zone geografiche, grado di cultura.
Passione e conoscenza È Risso a illustrare la ricerca: «È strutturata in otto "orbite". Noi andiamo a teatro, al cinema o in vacanza non solo in base all'utilità o al prezzo, ma anche in base a come questo ci rappresenta. Le otto "orbite" sono i fattori che sovrintendono il consumo di cultura, cioè i motivi per cui compriamo un libro, andiamo a una mostra, stiamo in panciolle».
 
Il primo fattore è «Contemplazione e creatività» e «coinvolge quasi il 20% delle persone. Per loro la cultura è un luogo di passioni, di creatività, di ricerca del bello: si compra per star bene, per coltivare le pulsioni più profonde, per dare spazio alla propria creatività. E se la ragione principale è questa e non è non sentirsi il sentirsi "in", allora si può capire meglio perché alcuni grandi mostre hanno avuto successo. Andare a vedere Van Gogh è un modo per stimolare la propria creatività, per cercare il bello. Un motivo altrettanto importante è la «conoscenza a tutto tondo », ovvero l'acquisire conoscenza; è la seconda orbita e riguarda il 18%». Parlare di «consumo» non però una contraddizione?.
«No, non è in questo senso che parliamo di consumo culturale. Ne rilevare che la cultura fa star bene significa denigrarla. Al contrario: ricordiamo che il cinema nasce come divertimento, pure il teatro e la danza nell'antica Grecia erano un momento di distrazione».
 
Divertirsi o sentirsi élite? Il direttore scientifico di Swg indica altre «due orbite»: nella terza, chiamata «Esperienze dirette» transita il 14,3% circa delle persone. «È chi vuole vivere direttamente la cultura andando in un museo e non in rete, visitando città d'arte, facendo esperienze eno-gastronomiche particolari come prendere il lardo di Colonnata dal piccolo produttore e non via internet, andando a sentire Vasco Rossi o Bruce Springsteen per vivere e sudare il concerto».
 
Riguarda invece il 12,7% la quarta «orbita», «Accesso esclusivo», opposta in qualche modo alla terza: «Riguarda chi vuolesentirsi parte di un'elite anche se non ne fa parte. Volendo fare un esempio, potrei cita re l'andare alla "prima" della Scala o all'Arena di Verona o a uno spettacolo di teatro d'avanguardia: l'esperienza mi fa sentire diverso da altri e uguale a pochi altri».
 
«Queste sono le prime grandi quattro orbite che sovrintendono le scelte culturali - continua Risso - Altre sono più di nicchia. L'll,4%, "Tecnologia e web", è totalmente legato a internet, all'essere sempre informati sulle novità, sulla tecnologia; per lui o lei la cultura significa costante innovazione». Passiamo alla sesta motivazione indicata dagli italiani intervistati, «Titoli e comunicazione»: «Per il 9,5 % la cultura è un modo per migliorare la propria condizione sociale, per saper stare al mondo e dialogare.Non rappresenta la maggioranza come negli Sessanta-Settanta, eppure è una quota importante, dopo la sbornia degli anni Ottanta e Novanta in cui contavano solo i soldi che si potevano fare senza sapere niente».
 
Nella settima voce, «Religione e tradizione», la ricerca individua un 8,3% del totale: «Qui si consuma cultura attraverso riti e feste per riscoprire radici, siano esse religiose siano laico-identitarie». Nell'ultima e ottava orbita, «Partecipazione», ruota il 6,3%. «È la cultura vissuta come strumento per partecipare, è far parte di associazioni tipo la banda di paese. È un segmento minoritario, però ha un certo peso», osserva Risso.
 
 
Conoscere per star bene Risso ritiene cruciale anche la domanda sul perché si «consuma cultura». Erano possibili più risposte. L'opzione più gradita è risultata il voler «migliorare le proprie conoscenze» con il 67% delle risposte affermative, seguite dal «crescere come persona» (57), «conoscere meglio il mondo» (50), «condividere interessi e passioni» (37), Agli ultimi posti si collocano il «passare il tempo con i familiari» (11), «estraniarmi dal mondo» (7) e, all'ultima emblematica posizione, finisce il «sentirsi importante» con il 6%. Anche le risposte per descrivere cosa sia la cultura, suggerisce il sociologo, sono significative. Il questionario prevedeva più possibilità in una scala da - 3 (motivazioni negative) a + 3. Quelle positive hanno visto primeggiare «la curiosità che stimola un viaggio» e «un libro da cui imparare» (entrambi a +1,7), seguiti dal «rimanere incantati davanti a un'opera d'arte stupenda» (+1,6). In negativo spicca l'intendere la cultura come «una persona che si sente superiore agli altri» (-1,0), l'idea che sia «una perditadi tempo» (- 0,9), che la cultura riguardi chi è «distaccato dal mondo» (-0,8), che sia «qualcosa di vecchio» (0,7). Infine , non piacciono le «sale da concerto affollate da persone saccenti» (-0,6) e, ultima figura, chi vieneidenUficato come «un professorzSIrroccato nel suo sapere» (0,5).
 
fonte:
UNITÀ 
Ora stupite con la cultura si mangia
di Stefano Miliani
Last modified onWednesday, 08 July 2015 16:17