Ac\\Dc, inferno elettrico a Imola in novatamila
- Written by Assomusica Roma
- Published in Attualità
UNA volta in questo autodromo sfrecciava la Ferrari. Ora di rosse ci sono solo le corna simbolo degli Ac/Dc, che indossano quasi tutti i 90mila spettatori, ubriachi di gioia e anche di birra (ma solo in bicchieri di carta, vietate lattine e bottiglie). La band simbolo dell’hard rock mondiale è tornata in Italia dopo 5 anni e un nuovo disco, Rock or bust , che ne ha rinverdito il successo. Soprattutto è la prima volta senza Malcolm Young, chitarrista fondatore della band col fratello Angus, che ha mollato per problemi di demenza, rimpiazzato dal nipote Stevie. Per tacer di Phil Rudd, batterista appena condannato per droga e minacce di morte, sostituito dal rientrante Chris Slade. Dettagli: il pellegrinaggio verso Imola è costante, riempie treni e pullman e intasa tutto il giorno Autosole e via Emilia. «È l’appuntamento più affollato dell’estate 2015: 90mila biglietti ma potevo venderne 150mila volendo», gongola il promoter Claudio Trotta. Che promette: «Staremo qui fino al 2018, ci porteremo i grandissimi. Springsteen? Lo dite voi. Ma io non ce lo vedo fermo per la terza estate di fila...». Ed è difficile che il Boss torni a Milano: «Brilla per pochezza musicale e San Siro ha troppi problemi di acustica ».
Di sicuro in qualunque stadio un concerto così scatenerebbe canee di comitati di residenti: si toccano i 107 decibel, con cui gli Ac/Dc ribadiscono perché si sono battezzati con la sigla della corrente alternata e continua. Si comincia con un cartoon di Armstrong e Aldrin che mettono piede sulla Luna per poi essere carbonizzati da un meteorite infuocato con la scritta Ac/Dc che decolla per la Terra e cade su Imola. E così parte il singolo Rock or bust , per pescare nel passato conShoot to thrill , Hell ain’t a bad place to be e soprattutto Back in black , la canzone col riff di chitarra più celebre di sempre, tre accordi di Mi5/Re/La che nessuno può dire di non aver mai ascoltato. E se non basta l’energia degli strumenti e del falsetto graffiante di Brian Johnson (con coppoletta grigia) ci sono anche 8 torri audio, 7 maxischermi, giochi di luce strabilianti, la solita campanona che scende a metà serata per Hells bells . L’elettricità è nell’aria, nella grinta degli Young e soci (che – è questa la magia – restano credibili anche ora che sommano 312 anni in 5), nella gioia dei 90mila innamorati. Scaletta di 20 canzoni, tutte tra il 1974 e il 1981 a parte le nuove. Lasciando per il bis, con sapienza, il superclassicoHighway to hell . Se l’inferno è questo, chi vuole il Paradiso?
Fonte:
REPUBBLICA a pag. 41 | |
Ac\Dc, inferno elettrico a Imola in novantamila | |
di Luigi Bolognini |
Fonte: La Repubblica
Last modified onFriday, 10 July 2015 18:40
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