Si sono lasciati e ripresi infinite volte, come una coppia di innamorati. E mentre ricorre l'anniversario della loro canzone più famosa, quella indimenticabile del film "Il laureato", Art si è ripreso dalla paresi che lo colpì nel 2010, proprio alla vigilia dell'ennesimo tour con Paul. "Ho recuperato il 96% delle mie capacità vocali. Sì, credo che torneremo insieme"
C'è chi si prende e non si lascia mai, come Mick Jagger e Keith Richards con i Rolling Stones. C'è chi si ama e poi si detesta, magari per conflittualità di ego, come capitò a Paul McCartney e John Lennon. C'è chi si nutre di odio già in famiglia e quell'odio lo trasferisce in pubblico, come è successo a Liam e Noel Gallagher che a causa dell'insano rapporto si sono vicendevolmente costretti a mettere il sigillo alla fabbrica di hit Oasis. E poi nel rock, come in amore, ci sono quelli che si prendono e si lasciano a ripetizione, e ogni volta che si illudono che la storia sia chiusa per sempre, e che sia possibile rifarsi una vita indipendente, si ritrovano abbracciati un'altra volta, più uniti di prima, senza ormai neanche la forza di domandarsi perché. Come Paul Simon e Art Garfunkel. Il 10 marzo 1964 pubblicavano "The Sounds of Silence", canzone destinata alla celebrità, per colpa soprattutto del film "Il laureato", che la adottò in un momento topico dello script, e dopo cinquant'anni di silenzi e arrivederci e addii sembrano destinati a ritornare insieme.
"Ho recuperato il 96% delle mie capacità vocali", ha confessato Art Garfunkel a Rolling Stone, durante una recente intervista, "e non escludo di tornare con Paul Simon... Quando? Bisogna essere in due per ballare il tango. Io non voglio essere la sposa che arrossisce nell'attesa di Paul camminando lungo la navata". L'orgoglio di Art, già ferito dalla paresi alle corde vocali che, dopo un preavviso al New Orleans Jazz and Heritage Festival del 2010, lo obbligò a cancellare i 13 concerti previsti quell'anno con il vecchio sodale, ha bisogno di essere sedato. E c'è solo una persona che può farlo. Quella persona è Paul Simon, e il cinquantenario di "The Sound of Silence", che l'autore scrisse di getto (e l'interpretazione vocale di Art rese indimenticabile) già fa tendere l'ago della bilancia della storia verso l'ennesimo happy end.
D'altronde "Hello Darkness My Old Friend … " è uno degli incipit più celebri della storia del rock. Eppure "The Sound Of Silence" ebbe una vita travagliata, almeno prima che diventasse un successo entrato nella storia.
Quando è stata pubblicata la prima volta, il 10 marzo 1964, in versione acustica, si intitolava "The Sounds of Silence" (al plurale) e faceva parte del primo album di Simon & Garfunkel, "Wednesday Morning 3 A. M.". Il duo si sciolse subito dopo la pubblicazione di quell'album, che si rivelò un flop, Paul Simon inserì il pezzo nel suo primo album solista e partì per Londra.
Certo non immaginava che quella canzone sarebbe entrata nella leggenda grazie a un tradimento. Tom Wilson, uno dei responsabili creativi dell'esplosione del folk rock, produttore di Simon & Garfunkel alla Columbia ma al lavoro anche con Bob Dylan, si accorse che "The Sounds of Silence" veniva trasmessa alla radio a Boston e in alcune zone della Florida. Così, dopo aver registrato "Like A Rolling Stone", convocò i musicisti di quella storica session e, all'insaputa di Simon & Garfunkel, sovraincise le parti degli strumenti elettrici e della batteria. Risultato: il giorno di Capodanno del 1966 nella sua nuova versione la canzone arrivò al primo posto della classifica pop negli Usa.
A portarla nel mito ha contribuito poi "Il laureato", il film di Mike Nichols con Dustin Hoffman alle prese con la signora Robinson, Anne Bancroft, e sua figlia, Katharine Ross, utilizzandolo per i titoli di testa e di coda e nella scena clou della fuga in autobus dei due protagonisti. Intanto il titolo era diventato "The Sound of Silence".
Nonostante Simon e Garfunkel abbiano fornito entrambi interpretazioni lontane da riferimenti politici, all'epoca in molti lessero nel testo un chiaro riferimento al trauma provocato dall'omicidio di John Fitzgerald Kennedy. Una lettura fatta propria da Emilio Estevez, che l'ha usata nella colonna sonora di "Bobby", il film dedicato alla morte di Robert Kennedy e da Zack Snyder, che invece l'ha scelta per "Watchmen", trasposizione del graphic novel di Alan Moore e Dave Gibbons, per la sequenza dei funerali del "Comico", il personaggio che nel film uccide John Kennedy.
Il grande valore simbolico della canzone è comunque emerso quando Paul Simon, da solo con la chitarra, l'ha cantata al Ground Zero Memorial in occasione del decennale della strage dell'11 settembre. E sono in pochi a credere che "The Sound of Silence" non avrà altre occasioni per essere suonata dal vivo, stavolta da Garfunkel. In fondo, gli manca solo il 4% delle sue capacità vocali per essere felice. E un vecchio amico che ritrovi il piacere di lusingarlo sul palco e magari, ancora una volta, in studio di registrazione.
Anche i precedenti parlano decisamente a favore dei fan che li rivogliono insieme, perché gli ex Tom & Jerry del pop si sono già lasciati e ripresi a ripetizione. Nel 1966 si rimisero insieme a furo di popolo dopo il boom di "The Sound of Silence", nel 1970 annunciarono l'addio poi l'anno dopo erano insieme al Central Park per un concerto che è passato alla storia. Nel 1983, dopo due anni di tour (acclamatissimo) si piantarono di punto in bianco. Ma poi tornarono inbsieme per una sola sera nel 1990, per 21 concerti nel 1993, e poi dieci dopo per un nuovo tour, che in Europa arrivò nel 2004. Infine nel 2009 cantarono al Madison Square Garden di New York per le celebrazioni della Rock'n'Roll Hall of Fame. Sembrava finita lì, invece nel 2010 ripresero la strada insieme, interrotta alla vigilia del tour americano per la maledetta paresi che colpì Garfunkel. Ma il tempo di rifarsi sul destino è vicino. Molto vicino.
fonte: La Repubblica