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Un ricordo di Danilo Zuffi da parte del Presidente Vicario Paolo De Biasi

Eh si per quasi tutti quelli che lo avevano frequentato, con cui aveva collaborato, gioito, litigato, Danilo era “lo zio”.
Un rapporto non sempre facile con lui e le sue amate sigarette, magari chiusi dentro un container di 10 metri quadri con la nebbia più che il fumo passivo, o nel magazzino delle scope a San Siro con oltre 40°
In situazioni assurde in cui sembrava perdere la lucidità, ma l’unica lucidità alla fine incredibilmente era la sua, e tutte le tessere del puzzle andavano al loro posto. Davanti a un monitor a disegnare progetti, per ore, o a fare e rifare mille volte chiusure e chiamate. A rassettate con una scopa il palco del tour giallo di Baglioni o cercare di collegare le lavatrici degli U2 con Jake Berry che osservava sornione; con la sua giuda “spontanea” alla easy rider, e il suo perdere qualunque tipo di chiavi. Compagnone, ma alla fine solitario e anche un po' malinconico. Le sue telefonate con la famiglia, i suoi aneddoti, la fulmineità con cui era in grado di sparire, senza che nessuno se ne accorgesse.
Una serie di immagini caleidoscopiche che fluttuano nel pensiero in cui appena riconosci una storia, la storia è già cambiata
Ci avevo passato più di 3 mesi condividendo la stessa casa a Torino durante le Olimpiadi e non tanto tempo fa, esattamente il 3 maggio, avevo ritrovato una foto durante quell’avventura, con il direttore delle operazioni ing Cova. Gliela avevo mandata e per tutta risposta mi aveva scritto “ Questa è bellissima!” e io avevo commentato “E noi siamo ancora qui, dopo 19 anni !”
Ora credo che ognuno di quelli che hanno avuto un rapporto, non superficiale di lui, stiano sfogliando nella mente ricordi, immagini, emozioni con un mezzo rispettoso sorriso, perché non può che essere così.
Ricordando uno dei sui meravigliosi aneddoti, di quando da giovanissimo chitarrista, transfuga dalla scuola, suonava in una grande orchestra a Palma di Majorca: dopo i pezzi classici nei grandi saloni delle feste, era consuetudine, alla fine degli anni ‘60 - inizio anni ‘70 - ci fossero dei pezzi a richiesta del pubblico. E quando il maestro che raccoglieva le richieste si girò verso gli orchestrali, annunciando il pezzo,- ora non mi ricordo quale in quell’occasione - Danilo, con molta onesta ma anche sottovoce si rivolgesse al maestro dicendo “ Maestro questa non la conosco…” e il maestro di rimando “ Non importa Danilo, fai finta e sorridi…sorridi”.
Ecco anche noi ora ricordandolo e per rendergli omaggio, senza sapere esattamente il perché, dobbiamo sorridere sul grande palco della vita
Ciao zio