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Il Pala Olimpico cambia nome

Perché Torino? «Perché qui abbiamo la nostra sede e perché abbiamo deciso di dare il nostro contributo alla crescita turistica di questa città che oggi è presente nell’uno per cento dei programmi a livello mondiale ma che ha grandi spazi di crescita visto che
l’85% di chi vi soggiorna l’ha trovata superiore alle attese». Gabriele Burgio, presidente e amministratore delegato di Alpitour, spiega così la decisione di investire 1,1 milioni in tre anni per legare il nome della società leader nel settore viaggi al PalaIsozaki. La scommessa è mettere insieme lo spettacolo (e le competenze e la leadership di Live Nationnell’organizzazione di grandi eventi) con l’esperienza di Alpitour nell’offerta turistica. Roberto De Luca, amministratore delegato di Parcolimpico e di LiveNation, la spiegacosì: «Pensiamo a questa struttura e a Torino come polo di attrazione del turismo legato all’entertainment nazionale
ed europeo».

E non a caso ieri, a benedire la firma dell’accordo, c’era il sindaco di Torino. Piero Fassino, come tutti gli amministratori alle prese con problemi di bilancio, guarda con sempre più favore «alla partnership pubblico privato che ha dato nella gestione degli impianti olimpici una buon esempio di collaborazione ». E spiega: «Nel 2013 per la cultura a Torino sono stati investiti 100 milioni, 25 sono arrivati dai privati. Senza questa collaborazione non saremo stati in grado di avere quell’offerta culturale e nei prossimi anni il ruolo dei privati sarà sempre maggiore anche in vista di Expo 2015». Recorddi capienza La struttura progettata dall’architetto giapponese Isozaki per le olimpiadi di Torino 2006 si presenta al battesimo che l’ha trasformata nel Pala Alpitour con una serie di restyling interni che le permetteranno di diventare la primastruttura indoor per capienza in Italia: «A breve - annuncia De Luca - dovremmo avere conferma da parte della commissione di vigilanza dell’ampliamento da 12 mila a 13.800 posti».

Live Nation, in collaborazione con Set Up, punta nel corso di quest’anno e, soprattutto, nel 2015 ad usare la struttura come tappa di «eventi unici». La sponsorizzazione dell’Alpitour, dunque, è la benvenuta anche se la gestione complessiva di tutti i siti ex olimpici (compresi quelli di montagna), in mano a Parcolimpico srl, per la prima si chiuderà con il segno positivo.
Tra i cento e i 200 mila euro a fronte di una perdita iniziale di 6 milioni (bilancio 2009 quando la fondazione 20 marzo cede la gestione). Ancora De Luca: «Siamo stati ripagati degli sforzi compiuti nel recupero economico e negli investimenti sull’attrattività verso i promoter e le aziende».

Il bilancio in utile è una buona notizia per regione, comune e provincia di Torino che detengono una quota di minoranza di Parcolimpico srl.
Ma, sicuramente, gli enti locali valutano con maggior attenzione le ricadute sul territorio dei  «grandi eventi». Durante lo scorso fine settimana Torino è stata invasa da migliaia di famiglie di adolescenti pazze per i One Direction. La Camera dicommercio di Torino ha stimato in circa 13 milioni i vantaggi per il territorio derivante dal concerto dei Coldplay nel 2012.

Numeri che non sono sfuggiti ai manager di Alpitour: «Questa joint venture è unmodo di cercare nuove forme di comunicazione, una modalità nuova anche per dialogare con i clienti: ogni anno mandiamo in vacanza oltre 600 mila persone. Con il Pala Alpitour offriamo una nuova opportunità in termini di intrattenimento ». Tra i nuovi appuntamenti ci potrebbe essere il ritorno di Shakira, dopo le notti dei Mondiali, e l’8 maggio 2015 ecco i 5 Seconds of Summer.

fonte: La Stampa

Dave Grohl: 'I concerti in crowdsourcing possono cambiare il mondo dei tour'

Tutto cominciò quando Andrew Goldin, un creativo freelance di Richmond, in Virginia, pensò - insieme ai suoi amici Brig White, John McAdorey e Lucas Krost, che sarebbe stato bello vedere i Foo Fighters tornare a suonare nella sua città, dalla quale mancavano dal 1998. Richmond però non è New York, Chicago o Los Angeles, e difficilmente un promoter si sarebbe preso il rischio di organizzare uno show di un gruppo tanto importante - e costoso - in una città che avrebbe potuto dare una risposta non all'altezza. Così Andrew pensò che sarebbe stato meglio fare tutto da solo. E decise di organizzarle lui, le prevendite. Ovviamente senza che alcuna data fosse stata fissata. Così iniziò a spargere la voce che se almeno 1400 persone avessero versato 50 dollari per un biglietto - allora solo virtuale - si sarebbe raggiunta la quota sufficiente per offrire alla band un ingaggio. La cifrà fu raggiunta a tempo di record, grazie anche all'intervento di esercizi locali - una concessionaria di auto e un ristorante - che finanziarono la campagna con 5000 dollari a testa ritagliandosi il compito di diventare punti vendita dei tagliandi, l'addebito per l'acquisto dei quali sarebbe avvenuto solo a obbiettivo raggiungo. Andrew lo comunicò al gruppo che via Twitter rispose: "Stateci bene, ci vediamo presto".

Il crowdfunding, per la prima volta applicato alla musica dal vivo (e spinto dal crowdsourcing, ovvero dall'iniziativa popolare), agli occhi di Grohl potrebbe rappresentare l'inizio di una rivoluzione copernicana nel mondo del live entertainment: non più, in sostanza, calendari e itinerari stilati a senso unico da manager e promoter, seguendo le solite piazze e i soliti periodi, ma un ben più democratico scenario dove a guidare le scelte delle agenzie potrebbero essere le iniziative di finanziamento di massa.

"Ve lo dico: questo potrebbe diventare il modo che useranno i gruppi per decidere dove andare a suonare", ha spiegato l'ex Nirvana, che per primo ha avuto modo di sperimentare un'iniziativa del genere, alla radio sudafricana 5FM: "E' divertente, e può cambiare completamente le regole del gioco. Da vent'anni a questa parte siamo sempre stati noi a decidere dove andare a suonare. Da oggi, se abbiamo notizia di qualcuno che ci voglia in concerto da qualche parte, prendiamo anche in considerazione l'idea di accontentarlo". A pagamento, ca va sans dire.

"Siamo un gruppo da vent'anni", ha concluso Grohl: "E sentiamo che sia venuto il tempo di iniziare a andare dove non abbiamo mai suonato. Adoriamo tornare nei posti dove abbiamo già suonato, e ai quattro angoli del mondo siamo stati capaci di costruirci una fan base straordinaria. Allo stesso modo, però, ci piace andare là dove non siamo mai stati".

I Foo Fighters pubblicheranno il loro nuovo album, del quale al momento non si conoscono dettagli come titolo e tracklist, nel prossimo mese di novembre: alla session di registrazione, secondo quanto riferito dallo stesso Grohl, hanno preso parte, in veste di ospiti, Rick Nielsen dei Cheap Trick, Gary Clark Jr., Joe Walsh, Carrie Underwood, Chuck D dei Public Enemy e Gibby Haynes dei Butthole Surfers.

fonte: rockol.it

Incontro a Catania per per discutere le nuove ooportunità da Bruxelles.

Oggi 3 luglio, presso la sede Agis di Catania si terrà l'incontro tra gli Associati del sud Italia e i rappresentanti di Euradia  International SL., società specializzata nella ricerca, ideazione e sviluppo di progetti innovativi, con la quale Assomusica ha sottoscritto un contratto di assistenza e consulenza, con l'obiettivo di valorizzare le opportunità offerte dalla nuova programmazione Europea 2014-2020 per la cultura e le PMI.

Incontro a Napoli per discutere le nuove opportunità da Bruxelles.

Lunedì 23 giugno, presso la sede Agis di Napoli si è tenuto il primo incontro tra gli Associati del centro Italia e i rappresentanti di Euradia  International SL., società specializzata nella ricerca, ideazione e sviluppo di progetti innovativi, con la quale Assomusica ha sottoscritto un contratto di assistenza e consulenza, con l'obiettivo di valorizzare le opportunità offerte dalla nuova programmazione Europea 2014-2020 per la cultura e le PMI.

 

Rock e ambiente, il caso Glastonbury: può un festival essere eco-compatibile?

La questione è spinosa fin da quei leggendari tre giorni di pace, amore e musica che nel 1969 richiamarono quasi mezzo milione di persone sui prati della fattoria di Max Yasgur a Bethel, New York: i grandi eventi implicano necessariamente grandi afflussi di pubblico, e una grande quantità di persone ammucchiata - spesso per più giorni - nello stesso posto produce un'enorme quantità di rifiuti.

E benché siano passati più di cinquant'anni dal primo festival di Woodstock, e nel frattempo pubblico e promoter abbiano sviluppato una sensibilità ambientale decisamente più spiccata - tanto da obbligare moralmente ogni organizzatore a dotare la propria manifestazione di un'articolata green policy - il problema pare essere ancora molto lontano dalla soluzione. Se ne è accordo anche Michael Eavis, storico patron di Glastonbury, festival decano degli eventi en plein air europei conclusosi la scorsa domenica a Pilton, nel Somerset britannico: la tre giorni, manco a dirlo, è stata un successo, ma 175mila accorsi nell'area dominata dal Pyramid Stage hanno lasciato sul campo - letteralmente parlando, perché proprio di un campo di una fattoria di tratta - tonnellate di immondizia.

A alzare il dito, per primo, è stato il Mirror, che con un eloquente servizio fotografico ha fatto i conti di cosa sia rimasto dell'edizione 2014 del "Glasto". E di quanto tempo ci voglia per far tornare tutto come prima. Le stime pubblicate sono da brividi: per rimuovere le 200 tonnellate di immondizia - 54 solo di bottiglie, 45 di cartacce e 11 di abiti e materiale da campeggio danneggiato e dimenticato - uno staff di 800 netturbini dovrà lavorare per sei settimane, ovvero per un periodo 38 volte superiore allo svolgimento della manifestazione vera e propria. E nonostante gli organizzatori si aspettino di poter riciclare il 60% del "raccolto" - contro il 49% fatto registrare lo scorso anno - prima di veder tornare le mucche a pascolare sul prato di Pilton gli organizzatori dovranno sborsare la bellezza di 780mila sterline, poco meno di un milione di euro.
 
La domanda che si sono posti in molti è se un festival - nonostante tutte le attenzioni prestate - possa essere considerato eco-compatibile. Domanda che - è bene ricordarlo - agita i sonni di molti, perché i frequentatori di eventi come Glastonbury, Coachella, Bonnaroo e come tutte le altre grandi manifestazioni all'aperto sono il più delle volte degli ecologisti convinti. Sia quelli che pagano il biglietto sia quelli che, con un pass intorno al collo, salgono sul palco. Già sei anni fa se ne accorsero i Radiohead, che rifiutarono di esibirsi a Glastonbury proprio per ragioni connesse alla tutela ambientale: "Quello che cerchiamo di fare è evitare di esibirsi in posti non raggiunti da infrastrutture di trasporto pubblico", ebbe a dire Thom Yorke giustificando il gran rifiuto a Eavis, "Non dico che non ci suoneremo mai più, anche se probabilmente, lì, saranno anche stanchi di vederci".
 
E il pubblico? Un grande festival rock porta indotto commerciale e divertimento (per gli appassionati), ma è successo anche che la cittadinanza, per prima, si sia messa di mezzo tra il verde e il grande happening. Nel milanese da anni si cercava un'alternativa alla spianata di asfalto della fiera di Rho, servita da treno e metropolitana, senza nemmeno un filo d'erba da calpestare ma invivibile sotto il sole dei pomeriggi estivi. A cercare una via alternativa fu Vivo Concerti, che a fine 2012 mise gli occhi su un'area verde interna all'Autodromo di Monza, proponendo all'allora neoletta giunta del capoluogo brianzolo un ambizioso programma - battezzato Parco Rock Festival - che avrebbe portato all'interno del tracciato lombardo nomi come Roger Waters, Muse, Who, Pearl Jam e altri. E che sarebbe stata supportata, documentazione alla mano depositata in Comune, da un articolato piano ecologico che avrebbe previsto stazioni di riciclo, utilizzo di solo materiale biodegradabile, la completa copertura del manto erboso e il potenziamento dei mezzi pubblici in occasione degli eventi. La municipalità accolse con entusiasmo la proposta ma gruppi consiliari e comitati locali si misero di mezzo, costringendo sindaco e assessori a tornare sui propri passi. E sia la musica che la spazzatura presero altre strade...
 
fonte rockol.it

Lollapalooza, anche negli Usa braccialetti per fare acquisti senza contante

All'insegna del motto "Lolla Cashless", Lollapalooza - in programma dall'1 al 3 agosto a Chicago con OutKast, Eminem e Kings Of Leon nel ruolo di headliner - è il primo festival americano a usare il sistema di identificazione in radiofrequenza (RFID) per scoraggiare i pagamenti in contanti negli stand che vendono cibi, bevande e altre merci nell'area in cui si svolge la manifestazione. Gli spettatori che hanno acquistato un biglietto in prevendita ricevono un braccialetto da polso che incorpora in un microchip la tecnologia RFID e a cui possono essere inviati i dati relativi alle proprie carte di credito o bancomat una volta che il cinturino è stato registrato online. Tutti i punti di ristoro e gli altri stand  ubicati sul sito del festival posseggono un apparecchio POS (Point Of Sale) sulla cui superficie il consumatore può "strisciare" il proprio braccialetto e digitare un codice PIN per effettuare un pagamento che verrà automaticamente addebitato alla sua carta. Fatto importante - considerata la volatilità delle connessioni Internet in certi luoghi all'aperto - il bracciale funziona anche offline, e quindi il POS può archiviare le informazioni relative alla transazione fino a quando la connessione stessa riprende a funzionare regolarmente.

La tecnologia RFID è già stata utilizzata da grandi festival americani come Coachella, Bonnaroo e South by Southwest per evitare la falsificazione dei biglietti e promuovere concorsi digitali organizzati dagli sponsor; Lollapalooza però è il primo evento di questo genere a farne uso per sviluppare il commercio senza denaro contante nell'area in cui hanno luogo i concerti.

fonte: rockol.it

Latinoamericando Expo 2014: una cittadella latina dentro Milano. Il programma

Da 25 anni, ogni estate Latinoamericando Expo porta in Italia la grande vastità della produzione musicale dell’America Latina, che va ben al di là dei più noti salsa, rumba o merengue. La 24° edizione del festival prenderà il via domani sera, martedì 17 giugno, nell’area esterna del Forum di Assago a Milano, con Los Van Van, uno dei primi gruppi cubani a mescolare il son cubano con sonorità tipiche del jazz e del rock. Nati alla fine degli anni 60, i Los Van Van non hanno mai smesso di contaminarsi ed evolversi, in un percorso evolutivo che riproporranno domani sera dal vivo per ricordare il loro fondatore, Juan Formell, scomparso il primo maggio all’età di 71 anni.

L’inaugurazione della cittadella latina sarà caratterizzata anche da numerosi spettacoli che si svolgeranno lungo le vie dell’Expo e vedranno coinvolti oltre 400 tra artisti di strada, comparse in costume e musicisti. L’intento è di rappresentare l’eccellenza della cultura, della solidarietà, della gastronomia, dell’artigianato e delle tradizioni dei paesi latini.

Tra le novità di questa edizione: la possibilità di seguire i Mondiali di Calcio in Brasile attraverso una promozione speciale che consente di entrare gratuitamente entro le ore 20.00 nelle serate in cui gioca la nazionale del proprio Paese di appartenenza; il palco di Talento Latino, vetrina per artisti e band emergenti; una festa speciale con una mostra dedicata a Mafalda e ai 60 anni di carriera di Quino, l’ideatore della “bambina terribile” del fumetto; l’iniziativa “Latino Vale Doble”, con la quale tutti i cittadini latinoamericani possono invitare gratuitamente al festival un amico di qualunque nazionalità.

Tutte le info su orari e prezzi degli spettacoli sono sul sito www.latinoamericando.it.

fonte: rockol.it

D'Alessandro "indotto potenziale di 15 milioni di euro per il Summer Festival "

LUCCA- Durante la presentazione del teaser, il video di lancio del Summer Festival, che si aprirà a Lucca il due luglio con gli Eagles, l’organizzatore Mimmo D’Alessandro riaccende l’attenzione sul valore della manifestazione e su quello che significa per la città. “L’anno scorso ho portato a Lucca spettatori di 70 paesi del mondo – ha detto D’Alessandro – vendendo 70mila biglietti. Per la città è un indotto potenziale di oltre 15 milioni di euro. E questo – ha continuato D’Alessandro – alle istituzioni locali non costa niente, perchè non prendo contributi pubblici. Eppure quando propongo qualcosa vengo sempre guardato male. Si parla sempre dei Comics, che pure sono una manifestazione eccezionale – ha continuato D’Alessandro – ma il Summer Festival per Lucca, in termini turistici, vale molto di piu. Sia per l’internazionalizzazione sia perchè ai Comics viene un turismo con un budget di spesa contenuto, in prevalenza ragazzi, mente per il Summer c’è un turista che può spendere molto di più”. Non solo. D’Alessandro ha anche fatto il paragone con la recente manifestazione Anfiteatro Jazz. “Gli organizzatori prendono contributi ma non hanno fatto comunicazione e alla fine in piazza Anfiteatro c’erano poche persone – ha detto – mentre io faccio comunicazione e a me non danno niente”. Venendo al teaser, quest’anno è composto da quattro episodi, ed è ambientato in una struttura psichiatrica, con i ricoverati che chiedono insistentemente di andare a Lucca per il Festival. E almeno uno di loro ce la farà. Il video è affiancato dagli spot Rai e Mediaset e quest’anno anche Sky garantisce la copertura dei concerti.

Fonte: ANSA

Un lungo applauso per dire addio a Sergio Piazzoli

PERUGIA - La grande navata della chiesa di San Bartolomeo di Ponte San Giovanni non ce l'ha fatta a contenere tutti, in molti sono rimasti fuori, a pregare sul sagrato.

Una folla addolorata e silente ha voluto essere vicino per l'ultima volta a Sergio Piazzoli, il promoter perugino morto improvvisamente tre giorni fa.

Proprio ieri Sergio avrebbe compiuto 58 anni.

Una storia intensa la sua. Straordinario manager e organizzatore di eventi, il "ragazzo della musica" in oltre trent'anni di attività ha letteralmente contribuito a rendere la storia sonora di Perugia più bella, migliore.

Si può dire che ha speso la vita per rendere la sua terra palcoscenico del mondo. C'è riuscito grazie alle sue qualità umane e professionali, tanto che con Sergio Perugia e tutta l'Umbria sono diventate un posto ambito, ancora più magico, unico, grazie a lui popolato da tanti personaggi mitici.

In questo Sergio non si poneva limiti, non soffriva di alcun timore reverenziale verso nulla e nessuno. E strada facendo i suoi obiettivi li ha centrati tutti. Sergio Piazzoli, fondatore della Musical Box Eventi, è stato capace di realizzare i principali appuntamenti musicali della regione, fino al punto di divenire negli anni l'unico punto di riferimento per musicisti di primo piano. Pochi davvero possono vantare ospiti del calibro di Bob Dylan, Lou Reed, Bruce Springsteen, Patti Smith, tanto per citarne alcuni d'oltreoceano, ma anche star nostrane come De André, Guccini, De Gregori, Vasco Rossi.

Lui è riuscito a farli arrivare qui, a farli cantare ed esibire per una platea decisamente ridotta rispetto alle folle oceaniche a cui tali "mostri sacri" erano e sono abituati. Del resto lui non si è mai stancato di sognare e di correre dietro i suoi miraggi, raggiungendoli e agguantandoli il più delle volte.

Per questo era diventato a sua volta un mito, proprio per quella sua inguaribile capacità di guardare le cose con gli occhi di un bambino, di un eterno adolescente. Perché, come ha detto Vinicio Capossela «negli occhi di Sergio brillava una luce particolare». E Sergio era davvero speciale. Un personaggio un po' fiabesco, un po' guerriero e un po' poeta. Ha sempre affrontato la vita con tanta voglia di osare, perseguendo sempre i suoi sogni più belli, combattendo contro ogni disincanto. È con questo spirito che si è avvicinato a quei personaggi "virtuali" rendendoli reali per sé e per i suoi "amici". Proprio con quella voglia di condividere le gioie e la felicità, ha fatto sì che quell'incantesimo non ammaliasse solo il suo cuore.

Chi ha conosciuto Sergio non può dimenticare il suo modo di porsi, di essere, di rapportarsi. Amava vivere in un mondo tutto suo, ma sapeva guardarti dentro, rispettarti, mettere in rilievo le cose migliori. Questo era il suo modo di rincorrere, di "giocare con la vita" e ogni sua scelta era dettata dalla ferma volontà di "scrivere pagine belle".

E per tutto questo l'Umbria della cultura, delle istituzioni, ma anche i tanti appassionati di musica, i tanti amici, e tutti coloro che avevano avuto la fortuna di conoscerlo e di volergli bene, o semplicemente di "godere" di riflesso delle sue gesta, ieri hanno voluto testimoniare con la loro vicinanza il proprio dolore, standogli vicino in questo ultimo viaggio.

I funerali di Piazzoli sono stati celebrati dal vescovo ausiliario di Perugia, Paolo Giulietti.

Fra i banchi c'erano anche il presidente della Regione Catiuscia Marini, l'assessore alla Cultura Fabrizio Bracco, Andrea Cernicchi, e il sindaco di Perugia Andrea Romizi, compresi gli altri tre primi cittadini che lo hanno preceduto, da Wladimiro Boccali a Renato Locchi a Gianfranco Maddoli.

Prima che la cerimonia funebre volgesse al termine hanno voluto testimoniare il loro dolore gli amici del cuore Fabrizio Croce e Leonardo Malà.

Fofo ha voluto anche ricordare che in onore di Sergio si svolgerà comunque, a partire da mercoledì prossimo fino a domenica, la quarta edizione dell'ultima invenzione di Piazzoli, Music for sunset, "sonorizzazione ambientale" al tramonto dell'Isola Maggiore del lago Trasimeno.

Vi parteciperà anche Vinicio Capossela, che ha chiesto di poter ricordare con un concerto il manager perugino, suo amico di lunga data. Poi è stato letto un messaggio di Jon Hassell, che aveva partecipato alla scorsa edizione del piccolo festival isolano e lo ricordava con nostalgia.

Alla fine, un lungo applauso all'uscita della bara, l'ultimo dei tanti che per tutti questi anni hanno accompagnato la straordinaria vita e carriera di Sergio Piazzoli.

fonte: Giornale dell'Umbria

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