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Vasco, Jovanotti, Tiziano Ferro: è l'estate degli stadi

Tre tour, dodici stadi, trentacinque concerti, oltre un milione e trecentomila spettatori potenziali. Se c'è una stagione in cui per la canzone italiana valgono i grandi numeri è proprio quella dell'estate 2015, segnata dalla contemporanea presenza nei templi del calcio di tre pesi massimi delle hit-parade quali Vasco Rossi, Jovanotti e Tiziano Ferro.

Tre artisti differenti con tre idee di spettacolo differenti chiamate a ridefinire a loro modo il peso specifico di ciascuno visto che oggi, con la musica "liquida", le radio e il moltipllcarsi delle piattaforme digitali su cui ascoltare canzoni gratuitamente o quasi, il valore di mercato dei grandi interpreti non lo danno più i dischi d'oro e d'argento in bacheca ma il box-office. Una novità sono i raddoppi di concerti nello stesso stadio, fenomeno abbastanza limitato fino a qualche tempo fa che invece quest'anno conosce un incremento esponenziale grazie proprio a Rossi, che raddoppia in ben sei delle otto città incluse nel suo itinerario, Jovanotti, che canta per tre notti a San Siro, o Ferro che, al suo primo tour nei grandi spazi, replica sia la tappa dell'Olimpico che quella di San Siro.

La scelta è dovuta alla richiesta del pubblico ma anche a quel 20-25 per cento di risparmio a replica, visto che i costi di allestimento dello stadio e quelli per il montaggio-smontaggio dell'apparato tecnico è più conveniente ammortizzarli su due che su un solo show. Anche se non traboccante di pubblico, una seconda data in cartellone consente poi un certo alleggerimento di presenze della prima, con conseguente risparmio anche sul numero degli addetti alla sicurezza. Tanto per Jovanotti che per Ferro, infine, il successo negli stadi serve da traino alle vendite dei concerti nei palasport già pianificati per l'autunno, seppur ancora in attesa di ufficializzazione.

E a breve pure Raiuno dovrebbe ufficializzare uno speciale sull'autore di Sere nere girato sopra e sotto al palco. Che nonostante gli alti costi (solo dietro al tour di Ferro c'è un investimento tra i 4 e i 4 milioni e mezzo di euro), i tour negli stadi siano un affare per gli artisti lo dicono le cifre; che lo siano anche per le città ospitanti lo dicono gli alberghi pieni e le pretese delle amministrazioni. Basta pensare a Firenze, unica città con Milano ad accogliere tutti e tre le tournée, dove per la concessione dello stadio il Comune esige il 2,5% degli incassi più 100 mila euro di ripristino del manto erboso; qualcosa come 280 mila euro. Se lo show di Vasco Rossi è una celebrazione del rock, quello di Ferro è una celebrazione di se stesso, mentre il "Lorenzo negli stadi 2015" di Jovanotti un crocevia di tante storie raccontate dal grande schermo con una magniloquenza tale da portare in secondo piano perfino i musicisti.

Tenuto conto che lo spettacolo di Rossi, con la sua ritualità e la sua imponente struttura metallica, è il più tradizionale dei tre, il ragazzo fortunato e l'idolo di Latina portano negli stadi un'opposta idea di futuro. Jovanotti gioca su grandi idee, splendidi filmati (a cominciare da quello iniziale con una futuribile Omelia Muti), mentre Ferro sulla perfezione di uno strabiliante trionfo dell'hi-tech e colpi a sensazione come quello di volare sulle teste dei fans sospeso a due cavi d'acciaio o sulla cima di un enorme braccio meccanico mobile. Certo è che, soprattutto per lo spettacolo di Ferro (prima dei bis fa proiettare sui maxischermi ad alta definizione la celebre "preghiera della serenità" del teologo statunitense Reinhold Niebuhr: «Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio di cambiare le cose che posso, e la saggezza per conosceme la differenza»), è di qualità tale da competere a distanza con i più sofisticati tour intemazionali. Investendo su se stessa, l'Italia della musica cresce pure negli stadi. 

Fonte: 

AVVENIRE
Vasco, Jovanotti, Tiziano Ferro: è l`estate degli stadi
di Massimo Gatto
Last modified onWednesday, 08 July 2015 16:01