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Segreteria Assomusica

I promoter francesi chiedono allo stato 50 milioni di euro per il post-Bataclan

La Prodiss, il sindacato nazionale che rappresenta tutti gli addetti ai lavori della musica dal vivo francese, ha chiesto allo stato un indennizzo di50 milioni di euro per aiutare il mercato a ripartire dopo l'attacco terroristico dello scorso 13 novembre al Teatro Bataclan di Parigi. 
L'associazione comprende più di 340 compagnie che lavorano nel mondo dei live e degli spettacoli teatrali e ha comunicato che, nelle ultime due settimane, la vendita degli biglietti ha un subito un calo del 80%. 

Il ministro della cultura Fleur Pellerin aveva già rilasciato un finanziamento di 4 milioni al fine di supportare promoter, locali e artisti ma, secondo la Prodiss, non sono minimamente sufficienti per combattere lo shock generale che ha colpito chi normalmente esce la sera. "Non esiste al momento un materasso che possa attutire questa crisi" - ha dichiarato un portavoce dell'associazione - "per questo è necessario rassicurare i professionisti aumentando il finanziamento e gestire meglio l'emergenza".

Dal canto suo la Prodiss promette che devolverà 1 euro per ogni biglietto venduto nel mese di dicembre - notoriamente il mese dell'anno in cui si guadagna di più - a favore delle famiglie delle vittime degli attentati. "Tutti gli operatori del settore devono ora lavorare al fine di supportare le attività musicali, culturali e di svago - conclude la Prodiss - "sono la prova reale che possiamo risollevarci e tornare alla nostra vita di tutti i giorni".

Fonte: Rockit.it

http://www.rockit.it/news/sindacato-musica-francia-richiesta-indennizzo

Il musical «Saranno Famosi» trova sul mercato il 70% del budget di produzione. Ecco chi ha investito

Qualche settimana fa «Money, it’s a gas!» si è occupato del progetto di associazione in partecipazione legato al musical «Fame – Saranno Famosi», in programma al Teatro Nazionale di Milano dal 31 marzo al primo maggio 2016, per complessive 34 date. Ricordate? L’idea partiva dalla Wizard Production Srl di Enrico Porreca che, mediando un format di business molto diffuso a Broadway come nel West End londinese, aveva aperto a potenziali investitori il 75% del budget di produzione (520mila euro) dell’opera tratta dalla fortunata serie televisiva anni Ottanta. Com’è andata questa particolarissima campagna di «apertura al mercato»? A quanto pare molto bene: Porreca ha raccolto 12 adesioni di cui dieci con quote del 5% e due con quote del 10 per cento. Hanno investito con quote del 10% Gemma Ghizzo, vedova del celebre Franco con cui scrisse pagine importantissime della storia del Teatro Nuovo, e l’imprenditore che si occupa di logistica e distribuzione internazionale nel settore moda Fabrizio Dal Pont. Tutti con partecipazioni del 5%, invece, la International Music and Arts, società controllata al 100% da Sony Music che, tra l’altro, organizza gli spettacoli di Franco Battiato, la Antico Teatro Pagliano Srl che gestisce il Teatro Verdi di Firenze, la Eventi Srl di Verona, il Teatro Ariston di Sanremo, controllato dalla famiglia Vacchino, la Show Bees di Gian Mario Longoni, la December Sevens che ha in gestione il Teatro Celebrazioni di Bologna, la Albachiara di Miguel Dell’Acqua, attivo da 30 anni nel settore in Lombardia, e la genovese Duemila Grandi Eventi. Completano il quadro altri due investitori che preferiscono restare anonimi. «Tra gli investitori – spiega Enrico Porreca – altri tre soggetti avrebbero voluto salire con la propria quota al 10%, mentre un quarto intendeva addirittura spingersi al 15 per cento. Li ho convinti a restare a quota 5% perché a breve lanceremo nuove iniziative di associazione in partecipazione, sempre legate al musical. Diversificare gli investimenti può rivelarsi una strategia efficace». Wizard punta infatti a portare in Italia, con la stessa formula, «The Bodyguard», spettacolo tratto dal celebre film con Whitney Houston e Kevin Costner, il cui budget dovrebbe stavolta aggirarsi sugli 1,5 milioni. Si lavora per un debutto all’inizio della stagione 2016/2017 sulla piazza di Milano o Roma. Tornando a «Fame», sono intanto partite le prevendite con alcune centinaia di biglietti già andate via. Considerando il budget, il breakeven sarà raggiunto a quota 20mila ticket da 38 euro staccati, ossia al 46% della capacità reale di affollamento del Teatro Nazionale nelle 34 date di show. Lo spettacolo avrà per regista Federico Bellone, direttore della Scuola del Musical di Milano e proprio negli artisti che ne hanno frequentato troverà gran parte del cast. Ma al di là di questo progetto pionieristico, decollerà la formula dell’associazione in partecipazione qui in Italia? «Per ora – è la risposta di Porreca – registriamo grande curiosità ed entusiasmo. Certo, se arrivasse il tax credit anche per chi investe sulle rappresentazioni teatrali rappresenterebbe una bella spinta per il settore». Governo avvisato.

Fonte Il Sole 24 Ore: http://francescoprisco.blog.ilsole24ore.com/2015/11/27/il-musical-saranno-famosi-trova-sul-mercato-il-70-del-budget-di-produzione-ecco-chi-ha-investito/

Parigi, il rock tra paura e disdette. Assomusica: "Non militarizziamo i concerti"

ROMA - La musica al tempo del terrorismo, i live dopo la strage al teatro Bataclan venerdì 13 novembre nel mezzo del concerto degli americani Eagles of Death Metal. Un effetto domino che ha visto tour posticipati, concerti annullati, quasi tutti i grandi nomi del rock e del pop hanno rinunciato al palco: uno dopo l'altro hanno comunicato la decisione gli U2 che avrebbero dovuto esibirsi proprio a Parigi; e poi i Foo Fighters, i Motörhead, Marilyn Manson, i Mercury Rev. Persino Prince, che avrebbe cominciato il suo tour soltanto a fine mese dalla Konzerthaus di Vienna, rinuncia al tour "Piano e voce" che l'avrebbe portato il 15 dicembre al Teatro degli Arcimboldi di Milano. 

A Parigi venerdì sera c'era anche Carmen Consoli, non era lontana dai luoghi colpiti dagli attacchi terroristici. Sconvolta da quanto stava accadendo, la cantautrice siciliana ha affidato le sue parole alla pagina Facebook: "Venerdì ero a Parigi, ho trascorso la serata e la notte rintanata ad ascoltare rumori sinistri salire dalla strada: spari, urla, sirene. Ho atteso e riflettuto, ma non posso cantare: il canto mi si ferma in gola. Tornerò presto sul palco, ma non ora. Il tour estero dovrà attendere. La musica, l'arte sono espressione di bellezza e fonte di grande felicità. Mi perdonerete, quindi, se in questo momento non riesco a trovare nel mio cuore la gioia che mi ha sempre spinta a suonare. Scusatemi... À bientôt, Paris. Carmen". 

Non tutti rinunciano, c'è anche chi resiste: la sera dopo il massacro di Parigi, Madonna sale sul palco a Stoccolma per una data del tour mondiale e tiene un discorso di dieci minuti prima di cantare tra le lacrime una versione acustica di Like a prayer: "Stavo per cancellare il mio concerto ma poi mi sono detta: perché dovrei permettere loro di fermarci dal godere della nostra libertà?", dice rendendo omaggio ai ragazzi uccisi davanti al palco del Bataclan. E tra chi decide di continuare anche se con misure e controlli rinforzati c'è Bob Dylan che porta il suo neverending tour in questi giorni in Italia.

"Abbiamo assistito increduli e scioccati a quanto accaduto a Parigi e i nostri cuori sono per le vittime e le loro famiglie", hanno scritto Bono e gli altri membri degli U2 prima di cancellare le date nella capitale francese. Dave Grohl e i Foo Fighters hanno annullato le ultime quattro date del tour europeo, li aspettavano a Parigi, a Torino, a Lione e a Barcellona. Il loro messaggio è una triste presa d'atto: "Alla luce di questa violenza senza senso la chiusura delle frontiere e il lutto internazionale, non possiamo continuare in questo momento. Non c'è altro modo per dirlo. Tutto ciò è pazzesco e fa schifo. I nostri pensieri e le nostre preghiere sono con tutti coloro che sono stati colpiti o che hanno perso una persona cara". Anche i Coldplay, che avevano in programma in America un'anteprima live del nuovo album scelgono di fermarsi non prima di aver dedicato una speciale versione di Imagine in ricordo delle vittime.

Jovanotti spiega: "Negli ultimi dieci giorni abbiamo montato lo spettacolo, ma sono stati dieci giorni pazzeschi. In un attimo è cambiato tutto, Parigi ci ha colpito e ci siamo chiesti: 'Cosa stiamo facendo?'. Ma che altro possiamo fare se non questo?". Il cantante, che non ha mai pensato di cancellare i suoi live ("non sarebbe giusto, anche se non è facile ora andare in giro con uno show"), è pronto per il debutto del tour nei palasport questa sera a Rimini.

A Parigi, subito dopo gli attacchi terroristici, quasi tutti i concerti in programma sono stati annullati. Ma da l'altro ieri , con gli Stiff Little Fingers, la capitale francese ha riaperto le porte dei locali al rock mentre l'Opéra Bastille riapre con l'Elisir d'amore di Donizetti, in una messinscena che si è aperta sulle note della Marsigliese. Segnali contrastanti arrivano dal cinema. Mentre infatti ha riaperto in tutta la Francia la catena più grande e importante del paese, il circuito Gaumont-Pathe, vengono rinviati molti nuovi debutti, in particolare è stata posticipata l'uscita di Jane Got a Gun con Natalie Portman, la cui premiere è stata posticipata all'inizio del prossimo anno, e tutto fa credere che nella decisione dei distributori un peso non indifferente l'abbia avuto il titolo. Anche altre premiere hanno subito lo stesso destino: sono stati cancellate le prime di Bridge of Spies di Steven Spielberg, Mia madre di Nanni Moretti, e ancora Steve Jobs e Legend con Tom-Hardy. La Gaumont conferma invece l'uscita di un piccolo anche se importante film d'autore come L'hermine con Fabrice Luchini, visto al Festival di Venezia. "In un contesto tanto drammatico" ha commentato Matthieu Tarot, che ha prodotto il film con la sua Albertine Productions, "siamo felici per la riapertura dei cinema parigini. Condividere la visione di un film in una sala buia significa condividere un momento di piacere, gioia, emozione e riflessione".  

Messaggi di solidarietà sono arrivati da molti importanti locali che ospitano musica dal vivo in Italia, dal Bronson di Ravenna al Lokomotiv e dall'Estragon di Bologna, fino all'Hiroshima mon amour di Torino. "La musica è l'unica cosa che non fa paura, non vuole averla e non speculerà su queste morti", hanno scritto in un messaggio dal Magnolia di Milano.

Secondo Vincenzo Spera, presidente di Assomusica, l'associazione di categoria dei promoter di musica dal vivo italiani, assicura controlli più rigorosi da parte dei suoi associati: "Non possiamo sostituirci in questo compito di controllo alle forze dell'ordine. Una disposizione ministeriale emanata ieri e trasmessa alla prefetture ha istituito dei tavoli di valutazione sul modello di quelli già esistenti per gli incontri calcistici: ogni caso verrà valutato singolarmente. Dal ministero dell'Interno si annunciano misure per i luoghi più grandi come gli stadi, magari con controlli anticipati rispetto al tempo degli ingressi, si parla di cani anti-esplosivo, e poi di controlli più accurati sugli spettatori al passaggio ai tornelli. Un piano di controlli di questo tipo è scattato per il concerto di Madonna a Torino". 

Da presidente di Assomusica, l'associazione che riunisce la grande maggioranza degli organizzatori di concerti in Italia, Spera annuncia misure per la sicurezza: "Per quanto di nostra competenza all'interno dei luoghi in cui si tengono i concerti, aumenteremo gli incaricati in sala e il livello di vigilanza, impartendo direttive più specifiche rispetto al passato. Ma non ci sentiamo sotto tiro perché ci occupiamo di musica, a Parigi sono stati colpiti luoghi del divertimento in genere. I concerti sono luoghi di pace e di socializzazione, bisogna dunque resistere all'idea di militarizzarli. La reazione dei giovani è stata subito positiva, affatto carica di terrore: venerdì e sabato nei luoghi della movida a Genova ho notato che le presenze non sono diminuite e parliamo di una movida multietnica, nessun sintomo di intolleranza e paura. D'altronde bisogna

anche resistere all'idea che quanto accaduto a Parigi possa alzare un muro intorno alla nostra libertà, perché le cose nel mondo accadono: dopodomani devo partire con un aereo, ora siccome gli aerei di tanto in tanto cadono io allora cosa faccio, non parto più?".

Fonte: Repubblica.it

http://www.repubblica.it/spettacoli/musica/2015/11/19/news/parigi_il_rock_tra_paura_e_disdette_assomusica_non_militarizziamo_i_concerti_-127659154/

Jovanotti: torno nei palasport ma attorno a me tutto è cambiato

GINO CASTALDO 
RIMINI
«È STRANO cominciare adesso un tour» racconta Jovanotti, «è come se fossimo in un’altra epoca rispetto a quest’estate». È vero, è passato pochissimo tempo dal tour negli stadi, ma nel frattempo è cambiato tutto: l’orrore ha colpito al centro la musica e il suo pubblico. «Ma in concerto non ne parlerò, servirebbe solo a strappare un applauso, e del resto nella musica c’è tutto quello che c’è da dire. Sono stati dieci giorni pazzeschi, e mentre montavamo il concerto ci sono stati i fatti di Parigi. C’era uno strano silenzio mentre si lavorava, ma anche la ferma consapevolezza che fosse giusto andare avanti ».
E così da ieri sera al palasport di Rimini è ripartita la macchina Jovanotti (in tour in Italia e all’estero fino a metà gennaio) spumeggiante, sfrenata, ribalda, un flusso inarrestabile che per due ore e mezza fonde riverberi etnici, elettronici, funky, melodici, rap e improvvisazioni, scorribande ritmiche e pezzi di cuore pulsante, un concerto ovviamente figlio di quello estivo, ma completamente rivisitato, con nuovi visual, diverso allestimento («Dovevo cambiare, non amo i confronti, anche perché ci si rimette sempre, e poi sono uno stagionale: l’inverno è diverso dall’estate, i palazzetti sono diversi dagli stadi»).
Dietro la band lo schermo è diviso in tre parti, autonome e sincronizzate, e una lunga pedana s’incunea come una freccia di luce fino al centro dell’area, a sua volta utilizzata come schermo per giochi di grandi effetti. Una volta è la tastiera di un pianoforte “suonata” da Jovanotti a passo di tango, un’altra volta è un filo da equilibrista su cui il protagonista incede in bilico, le sorprese non mancano mai, fumetti, gorilla, le super chicche di Cartoon Network, scene di viaggio, catene umane, per una volta ancora Jovanotti ribadisce la sua teoria del momento: il concerto è una sorta di riproposizione in 3D, sfolgorante e satura, di quello che i suoi pezzi risultano su disco.
E i pezzi sono quelli di sempre: A te, L’ombelico del mondo, Ragazzo fortunato, Bella, Penso positivo, tra tanti altri dell’ultim’ora, daSabato a È la scienza bellezza, riarrangiati, ripensati per questa cavalcata al chiuso, con margini d’improvvisazione, momenti acustici, e addirittura una sortita fino alla consolle di regia dove per qualche minuto fa il dee jay manipolando il suono live della band e inserendo effetti da discoteca.
Ha ragione quando dice che nella musica c’è già tutto. Il suo concerto è una finestra aperta sul mondo, o almeno sul mondo che vorremmo avere.
 
Fonte: Repubblica

Madonna supershow blindato In scena il musical della sua vita

Marinella Venegoni

Con un’oretta di ritardo, e priva di ben 800 dei 12 mila spettatori muniti di biglietto, che non se la saranno sentita di arrivare al Palalpitour di questi tempi, Madonna è uscita dall’ormai nota gabbia con 
Iconic
che eran quasi le 22,30, e circondata dai suoi guerrieri dorati e crocemuniti, in un balletto pittoresco quanto assurdo, ha iniziato la tre giorni italiana con un bel «Torino are you ready?». 

Sul palco e sulle passerelle tutto è perfetto e patinato: video ad altissima definizione, costumi sfarzosi che sono un crogiuolo di stili ed epoche, tunz tunz e ambientazione giapponese per Bitch I’m Madonna. In sette minuti Madge aveva già cambiato tre costumi e pettinature, peggio di Houdini, e ha condotto il suo popolo entusiasta anche se provato verso più di due ore di allegre follie. dai simbolismi osé di Holy Water al predicone antialcol di Devil Pray. Un genere che da tempo è solo suo, onnivoro, stupefacente a tratti, kitsch e pure avvincente. 
Questi concerti-show, tipici degli Anni 80 ai quali Madonna resta legata - antesignana del genere con Michael Jackson - seguono una scaletta prefabbricata per esigenze sceniche e di balletti. Come si sa però, la Material Madam traccia aperture di libertà all’interno della gabbia che si è creata, perpoter esprimere le esigenze del momento: uno speech con Like a Prayer, o la dedica di La vie en Rose che cambia ogni volta, mentre parla seduta a bordo palco con l’ukulele, e cantando anche bene. Tutto il resto è programmato, sudore e prove di balletti vivaci e divertenti. L’idea è non solo portare le canzoni del non felicissimo album Rebel Heart, nella parte iniziale, ma celebrare l’intera carriera che l’ha resa Madonna, con un felice florilegio degli hit più significativi. Forse anche per questo il «Rebel Heart» è uno degli show più riusciti della sua storia artistica, con forte dedizione nei quadri d’insieme e acrobazie da Cirque du Soleil. Mille volte meglio dell’ossessivo e oscuro MDNA che l’ha preceduto. 
Sono lucidati e rivisti i veri gioielli di un’età spensierata: Like a Virgin, rinfrescata da un profluvio di tamburi e accompagnamento minimale, e dopo la citazione di Sex (non esaltante) il momento più colorito è Isla Bonita: irrompe in tutta la sua lieve allegria, in un profluvio di afrori ispanici e flamenchi, fra tori e toreri futuristi, balletti e acrobazie. Rivivono certi sapori giovanili che alla provocazione preferivano il divertimento spensierato, anche in Who’s That Girl, dove si ricorda di quando non era nessuno. Music è un altro piccolo musical a sé, un omaggio alla tradizione di Broadway, dove la star in paillettes sembra una bambolina, altro che i57 anni. Holiday, il primo successo, sarà poi il gran finale. Verso la chiusura di quasi 2 ore e mezza di spettacolo, tornano pezzi nuovi cui pare tenere molto, come Illuminati, ricco di funambolismi che richiedono esperienza, ai quali non si sottrae nemmeno lei, con l’orgoglio di una disciplina ferrea, o la sfacciataUnapologetic Bitch, la ragazzaccia che non si scusa mai.
Nella classifica di Billboard di inizio mese, il «Rebel Heart Tour» era al primo posto negli incassi, davanti agli U2. Dal debutto di Montreal, gli incassi comprese le prime 7 date europee sono a 117,8 milioni di dollari. Cifre di rispetto, ma minori rispetto al passato. L’impressione è che Madonna andrà avanti impavida, finché avrà tutto il fiato da spendere che ha mostrato ieri sera.

Fonte: La Stampa

Il “cuore ribelle” di Madonna contro la paura

Cristina Insalaco

Dopo 25 anni, questa sera Madonna torna a Torino per la prima tappa italiana del suo «Rebel Heart Tour». Torna in una città nella quale non si voleva più esibire dopo il mezzo flop del 13 luglio 1990, e che invece è l’unica in Italia ad ospitare quest’anno la popstar. Le altre due date torinesi sono dopodomani e domenica al Pala Alpitour. Sarà un concerto blindatissimo, e oggi pomeriggio sono già attese lunghe code ai cancelli di via Filadelfia per le perquisizioni ai fan, che dovranno rispettare misure di sicurezza molto restrittive.
E intanto da martedì, il giorno del suo arrivo in città, una cinquantina di supporter della cantante la aspetta con il naso all’insù e le mani ghiacciate davanti all’hotel Principi di Piemonte, in attesa che si affacci. I fan impazziscono da due giorni per ogni movimento sospetto. Gridano, corrono e scattano foto appena un van nero entra o esce dal garage del Principi, e fanno lo stesso appena qualcuno apre una finestra.
Ma lei è barricata all’ottavo piano, in compagnia dei suoi collaboratori più stretti, e non si è mai schiodata dalla sua suite. Si allena in palestra, si fa portare in camera pranzi e cene preparati dai suoi chef privati. Ha pure voluto personalizzare l’arredamento delle stanze, e ha fatto acquistare dal suo staff 10 mila euro di mobili nuovi. «Inizialmente voleva qualcosa in rosa o colori pastello, ma noi
non li avevamo - dice Vincenzo Pavia, il titolare del negozio a cui si sono rivolti - quindi i suoi assistenti hanno optato per un divano bianco, un tavolo oro firmato Oppenhein, sedie, tappeti e poltrona color avorio».
L’unico componente della famiglia Ciccone ad essere uscito dall’hotel è il figlio di Madonna, Rocco, che ama andare sullo skate nel centro storico in compagnia dell’amico Dominic, da ieri con un braccio ingessato. I ballerini della popstar invece, si stanno godendo la città: danzano fino a notte fonda in un locale e passeggiano a lungo sotto i portici. E se dentro al Pala Alpitour i lavori di allestimento del palco si concluderanno questa mattina, i primi fan -che in totale saranno 33 mila - si sono già accaparrati i posti migliori del parterre con tende e sacchi a pelo. 
In contemporanea al «Rebel Heart Tour» oggi si inaugurano due mostre dedicate alla «Regina». La prima s’intitola Ionic - Portraits & Artwork inspired by The Queen of Pop ed è un percorso iconografico di 50 opere che ha per autori i fan stessi. Inizia oggi e si concluderà il 24 novembre a Palazzo Paesana, a Torino. La seconda si apre alle 18.30 all’«Ono Arte Contemporanea» di Bologna, che ospita la mostra Madonna, the Rise of a star. È una collettiva fotografica di Peter Cunningham, George DuBose e Deborah Feingold, che ripercorre la «costruzione» di Louise Veronica Ciccone.

FONTE: LA STAMPA

Adele, un cd curatissimo Ora si aspetta un vero tour

Più che la voce (che pure si fa notare) potè il silenzio. Il ritorno di Adele è l'avve- nimento musicale del mo- mento, l'occasione del riscatto per l'industria discografica, suggerita da un personaggio che, dopo aver sfondato ven- dendo 31 milioni di dischi (Bill- board ne ha subito approfitta- to per definire “21” addirittura miglior album di tutti i tempi), ha scelto di nascondersi a lun- go, lasciando il mondo della musica a bocca asciutta. Ci ha messo quattro anni a rifarsi vi- va e, ora, il suo arrivo viene pompato in modo clamoroso: il riuscitissimo singolo Hello che è diventato un vero tor- mentone globale, la curiosità morbosa su quello che farà (l' attrice, i concerti, i duetti), le ri- viste patinate con foto che han- no trasformata la corposa ra- gazza londinese quasi in un sex symbol. Ed ecco, finalmen- te, il nuovo album, “25”, antici- pato dalla rete (l'uscita ufficia- le sarà domani) offrendo ante- prime di due minuti di ciascun brano.

I SUONI

L'album sentito nella sua inte- rezza racconta di un prodotto confezionato in laboratorio con cura certosina. Si sente ne- gli arrangiamenti e nei suoni pulitissimi attorno a Adele, che sfoggia una gran voce cor- posa e duttile. E se le canzoni non sono un capolavoro, on- deggiando fra il gusto pop e quello più black, ci pensa la sua presenza a dargli corpo, magari accanto a qualche in- venzione come il sostegno ritmico di Send my love (to your new lover) e quello quasi etnico di I miss you o lo sfoggio degli archi larghi di When we were young, uno dei brani meglio riusciti assieme a Hello (e non a caso sono stati i due singoli che hanno anticipato l'uscita di 25).

LA BALLAD

La voce di Adele, comunque, ri- sulta meglio nella ballad, dove è libera di far sentire tutte le sfumature di cui è capace (per esempio in Remedy, dove ha spazio per muoversi con il solo accompagnamento molto ele- mentare di un pianoforte o in Love in the dark dove c'è anche il colore degli archi a dare pro- fondità). Il disco, comunque, procede miscelando colori e suoni, pezzi radiofonici (Water under the bridge), qualche toc- co più raffinato e jazzy, ballad sentimentali dal gusto retrò (la piacevole Million years ago).

Non c'è dubbio “25” sia un disco votato al successo. E a confermare il ruolo di Adele. Ora non resta che aspettarla al- la prova dal vivo, quando e se avrà voglia di fare veri tour.

Fonte: Il Messaggero

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